INSIDE OUTCannes – Se fosse stato in concorso sarebbe stato molto probabilmente il vincitore di questa 68^ edizione del Festival del Cinema di Cannes, aggiudicandosi una palma d’oro meritatissima.

E invece ‘Inside Out’, il nuovo film d’animazione targato Pixar che ha entusiasmato e commosso la stampa al Festival di Cannes è stato presentato fuori concorso.

Dopo ‘Toy Story’, ‘Monster & Co’, ‘Up’ e molti altri titoli, lo studio d’animazione diretto da John Lasseter e di proprietà della Disney firma un nuovo capolavoro. E ci si domanda perchè Thierry Fremaux non lo abbia inserito nel concorso. “Siamo onorati ad essere al festival, commenta Lasseter. Questa volta i maghi della computer grafica alzano l’asticella della sfida materializzando sul grande schermo come funziona il nostro cervello e di conseguenza come agiscono le nostre emozioni. Ecco allora i protagonisti della storia che vivono sin dalla nascita nella testa dell’undicenne Riley. Sono Gioia, Paura, Tristezza, Rabbia e Disgusto. La bambina cresce dall’infanzia all’età di 11 anni in Minnesota finchè con i genitori si trasferisce a San Francisco. Qui Riley attraverserà un momento critico perchè non riesce a stringere amicizie, perchè non riesce a giocare come deve ad hockey, il suo sport preferito, e perchè i genitori non la seguono come dovrebbero. Pete Docter, regista di ‘Up’ e ‘Monster & Co’, insieme alla sua squadra, ci fanno entrare nella mente di Riley e nei suoi meccanismi descrivendoli come un mondo colorato, quasi magico, per certi versi felliniano, in cui si muovono le emozioni, dove si incontrano e si cancellano i ricordi, dove l’infanzia della protagonista cede all’adolescenza, dove la gioia cerca di vincere sulla paura e la tristezza, ma spesso è proprio la tristezza a far fare quello scalino necessario per salire la scala della vita. “Questo film ha qualcosa di speciale – afferma John Lasseter accolto con applausi da stadio in conferenza stampa – è stato particolarmente complicato realizzarlo. Volevamo creare un film mai visto prima e allo stesso tempo in cui tutti potessero immedesimarsi. Ero molto eccitato all’idea di vedere materializzate le nostre emozioni”.