Londra – Da due biologi della prestigiosa Università di Harvard, Donald Ingber e Dan Dongeun, una scoperta rivoluzionaria nel campo della diagnosi e della ricerca scientifica. Si tratta di un chip in grado di simulare un organo umano, un’invenzione che potrebbe determinare la fine della sperimentazione sugli animali e la riduzione dei costi nel campo della farmaceutica.

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Il chip, grande come una chiave Usb, è un sofisticatissimo pezzo di silicone per la cui elaborazione sono stati stanziati 12milioni di euro dalla società privata ‘NanoDimension’ e 1,4 milioni dall’Unione Europea. Il dispositivo, una sorta di meraviglia artificiale in miniatura, riproduce i meccanismi del corpo umano: dal funzionamento delle cellule ai tessuti. Ma non solo: è anche dotato di un cuore le cui pulsazioni sono riprodotte da una serie di canali che fungono da arterie. Le applicazioni della scoperta sono sbalorditive. Ad esempio può essere utilizzato per studiare gli effetti delle droghe e dei batteri su un organo specifico, evitando i test sugli animali. Oltre a salvare milioni di gatti, topi e scimmie, il chip può contribuire a ridurre notevolmente i costi per lo sviluppo dei farmaci e potenzialmente può aprire la strada alla medicina personalizzata.

Fabio Tiraboschi