Tunisi – Lione, Sousse e Kuwait City le coordinate geografiche di un venerdì di sangue. Tre attacchi terroristici in contemporanea che sconvolgono il mondo. Si aggrava di ora in ora il bilancio dell’attacco armato a colpi di kalashnikov contro i turisti che soggiornavano in due alberghi del polo turistico di Sousse, la terza città della Tunisia. I morti sarebbero 37, nella maggioranza tedeschi e britannici. Confermata l’uccisione dell’attentatore che per 20 minuti ha sparato indisturbato contro i turisti europei sdraiati al sole. I testimoni e le prime foto descrivono il bagno di sangue nella spiaggia di Kantaoui su cui si affacciano i resort di proprietà spagnola. Una strage che per gravità supera la carneficina compiuta al Museo del Bardo, nel centro di Tunisi, dove il 19 marzo scorso furono uccise 24 persone, tra cui 4 italiani. Nei giorni scorsi l’Isis aveva invitato i suoi sostenitori ad intensificare, durante il mese di digiuno del Ramadan,  gli attacchi contro i cristiani, gli sciiti e i sunniti non allineati. Appello raccolto da lupi solitari e cellule spontanee del radicalismo islamico.

Un’altra strage, negli stessi minuti, ha colpito la moschea sciita di Kuwait City gremita di fedeli per la preghiera del venerdì. Un uomo è entrato nella moschea con indosso una cintura esplosiva e si è fatto saltare in aria al grido di «Allah è grande». Il bilancio provvisorio è di 25  morti e centinaia di feriti.

Due terrificanti incursioni che si aggiungono all’attentato compiuto poche ore prima in un deposito di gas alla periferia di Lione e culminato nella decapitazione di un manager, datore di lavoro di uno dei terroristi. In tutta Europa lo stato di allerta è massimo.

Fabio Tiraboschi