Pillola RU486 negata in Lombardia
Pillola RU486 negata in Lombardia

Milano – Metà degli ospedali della Lombardia non prescrive la pillola RU486 alle donne che intendono interrompere la gravidanza ed oltre il 68% dei medici ginecologi è obiettore di coscienza e non pratica l’interruzione di gravidanza.
Una vera e propria “ribellione” contro le leggi dello Stato italiano quella compiuta in buona parte degli ospedali lombardi dove il diritto delle donne a decidere della propria vita familiare non è adeguatamente rispettato e, soprattutto, non è in linea con quanto disposto e deciso dalla Legge.

Secondo una ricerca condotta da esponenti del PD lombardo, infatti, in metà degli ospedali della Lombardia una donna che chiede di poter utilizzare la pillola abortiva RU486 si sente rispondere negativamente ed ha buone possibilità di trovarsi di fronte ad un medico ginecologo che, essendo obiettore di coscienza, non le praticherà l’aborto e la indirizzerà ad altri colleghi o, addirittura, ad un altro ospedale.

Una situazione paradossale che vede in netto contrasto due diversi diritti: quello alla libertà di coscienza e quello alla salute. Entrambe costituzionalmente tutelati ma, in questo caso, in netto ed evidente contrasto.
Una situazione esplosiva che, secondo gli esponenti del Partito democratico che l’hanno denunciata, dovrà vedere l’intervento risolutivo dello Stato che dovrà necessariamente decidere quale sia il diritto prevalente o dovrà fare in modo che tutte le cittadine che si rivolgono ad un ospedale abbiano garantito il diritto ad esercitare la loro volontà secondo quando dettato dalla legge 194.

In Lombardia, secondo quanto emerge dai dati forniti dai politici, solo il 4,5% dei casi di aborto avviene con l’uso della pillola Ru486 che è autorizzata in Italia e garantisce alle donne che la assumono, di evitare la terribile esperienza del raschiamento, in regime di ricovero ospedaliero e assai spesso eseguito negli stessi reparti dove altre donne vivono la meravigliosa esperienza del parto.
Una vera e propria tortura che non tiene nella dovuta considerazione chi fa una scelta diversa in forza di problemi o scelte do vita che non possono essere messe in discussione.
In altre regioni italiane come Liguria, Valle d’Aosta o Piemonte, infatti, la percentuale delle donne che si sottopongono ad aborto con la pillola Ru486 è superiore al 20%.

Il sospetto, secondo i politici che hanno denunciato il problema, è che medici obiettori e una certa componente fondamentalista cattolica eserciti pressioni per rendere sempre meno “semplice” l’aborto, negando alle donne un diritto sancito per Legge.

La proposta degli esponenti del PD è quella di garantire il libero arbitrio delle donne anche imponendo la mobilità dei dipendenti obiettori nel caso in uno specifico ospedale si concentrino in numero tale da limitare la libera fruizione del servizio sanitario nazionale.