Protesta del latte a Genova
Protesta del latte a Genova

Genova – Latte comprato per pochi centesimi al produttore e rivenduto nei negozi a 1,89 euro al litro.
I produttori di latte della Liguria protestano in piazza, davanti al Terminal Traghetti per chiedere maggiore tutela di un lavoro che rischia di scomparire per le politiche dei prezzi praticate da multinazionali senza scrupoli.
Gli allevatori protestano perchè il latte prodotto viene ormai venduto alle aziende con prezzi che sempre più spesso sono addirittura in perdita e stanno mettendo in ginocchio l’intero settore.
Analogo ribasso, però, non viene praticato sul prezzo finale al consumatore che, anzi, vede aumentare il prezzo del latte.
Qualcosa, nel meccanismo, non va per il verso giusto e Coldiretti ha il sospetto che non sia “un caso”.
Le politiche commerciali stanno riducendo sensibilmente la produzione italiana e rischiano di far sparire un settore che un tempo dava lavoro a migliaia di famiglie anche in Liguria.
Il latte sulle nostre tavole è sempre più spesso importato da altri Paesi, con scarsi controlli di sicurezza e nessuna garanzia sulla qualità del cibo dato alle mucche o sugli espedienti usati per mantenerle in salute e per farle produrre sempre di più.
Per questo motivo, questa mattina, gli allevatori e Coldiretti Liguria manifestano a Genova, dalle 9,30 alle 18, davanti al Terminal Traghetti di via Milano.

Il latte italiano – denuncia la Coldiretti – viene sostituito con latte di provenienza sconosciuta, senza l’indicazione dell’origine in etichetta e senza trasparenza sugli ingredienti utilizzati: solo 1 busta di latte UHT su 4, vendute in Italia, contiene latte italiano“.

Il problema non riguarda solo il latte poichè le industrie acquistano semilavorati di latte (cagliate, caseine e caseinati) di provenienza straniera, per produrre formaggi, yogurt e mozzarelle, spacciandoli per made in Italy: una mozzarella su 2 consumate in Italia è prodotta con cagliate straniere.
Il latte viene pagato ai lavoratori pochi centesimi, meno di quanto costa produrlo e contemporaneamente il prezzo per i consumatori resta inalterato ed è ai più alti livelli in Europa.
Dall’inizio della crisi hanno chiuso più di 3 stalle al giorno; si sono persi 32 mila posti di lavoro. Le montagne sono
state abbandonate; c’è meno “verità” e sicurezza sulle tavole delle nostre famiglie e nei prodotti per i bambini.

Le associazioni dei consumatori chiedono che il Governo imponga l’inserimento nelle etichette dei luoghi di provenienza del latte per lasciare che sia il cliente finale a decidere quale latte desidera consumare.