Disprassia colpisce 5/6 bambini su 100
Disprassia colpisce 5/6 bambini su 100

In occasione della “Giornata europea della logopedia”, la Federazione logopedisti italiani ha illustrato le caratteristiche della disprassia, una malattia di origine neurologica che colpisce circa 5-6 bambini ogni 100, in prevalenza maschi. Chi ne è colpito tende a imparare in ritardo a parlare e camminare nei primi anni di vita, e se la malattia persiste potrebbe avere difficoltà nell’apprendimento scolastico e nell’attività lavorativa. Tuttavia  – spiegano gli esperti – non si tratta tanto di un deficit delle facoltà cognitive quanto di un disturbo dell’attività motoria generale (che coinvolge i muscoli più grandi), e di quella fine, che riguarda la fluidità di movimenti delle mani, dei piedi o della bocca. “Circa 5 o 6 bambini su 100 soprattutto se maschi, possono soffrire di disprassia – spiega la presidente della Federazione logopedisti italiani Tiziana Rossetto –. Un disturbo causato dall’inefficienza di alcuni neuroni del cervello, i ‘neuroni motori’, nel trasmettere le giuste informazioni ai muscoli per coordinare un gesto ad una azione precisa. Così per un bambino potrà essere difficile eseguire e coordinare azioni in sequenza o isolate, semplificando con ridotte capacità e schemi motori, azioni come camminare, saltare, salire le scale o giocare se sono coinvolte abilità motorie generali o sviluppare abilità quali il parlare, disegnare, fischiare, strizzare l’occhiolino se è interessata anche la motricità fine che comanda mani, piedi e bocca”.

La disprassia porta così a dei problemi nello svolgimento di normali azioni quotidiane come masticare, deglutire cibi solidi, sedersi o camminare. Inoltre, i bambini che soffrono di questa malattia vivono più facilmente situazioni d’ansia o d’agitazione, e possono riscontrare difficoltà nello sviluppo del linguaggio. “In presenza di una di queste situazioni – aggiunge Rossetto – o anche se esiste solo un sospetto di disprassia, è bene rivolgersi al pediatra di famiglia o a un centro di neuropsichiatria infantile dove l’esecuzione di test mirati all’età del bambino aiuteranno a escludere o a confermare la diagnosi e a intraprendere un percorso riabilitativo a cura del logopedista”. Nonostante infatti le cause della disprassia siano ancora da chiarire, sono stati studiati percorsi per il recupero verbale e l’apprendimento motorio, che aiutano i bambini ad affrontare le piccole sfide della vita quotidiana e a recuperare fiducia e autostima. Per essere efficace, il percorso va però affrontato in tenera età, quando il cervello è più plastico e facilmente modificabile: “È nell’infanzia che si creano nuove connessioni nel sistema nervoso e il bambino apprende nuove abilità e competenze – puntualizza infatti la presidente Rossetto -. Pertanto più è precoce il trattamento terapeutico, maggiori saranno le possibilità di miglioramento. Un percorso programmato con il logopedista può aiutare il bambino a coordinare i movimenti; a gestire le difficoltà della vita quotidiana che la disprassia gli può causare; a sviluppare la produzione della parola e delle abilità linguistiche generali, lavorando anche sulla sua autostima e sulla autonomia. Il tutto a vantaggio di una migliore resa scolastica e di integrazione con amici e compagni”.