Nella foto, i parcheggi di Via Gherzi
Nella foto, i parcheggi di Via Gherzi

Ha avuto inizio nell’agosto 2014 la vicenda di Via Gherzi a Molassana, strada che disponeva prima di quella data di centinaia di posti auto liberi e accessibili dalla collettività, sia da residenti che da utilizzatori esterni.
Esattamente dall’estate del 2014, dopo quello che i cittadini hanno spesso definito un “blitz ferragostano”, la cittadinanza residente e le attività commerciali hanno provveduto a denunciare l’accaduto, criticando l’operato di Municipio e Comune, accusati di non aver messo al corrente la collettività di quanto si stesse per fare.
In poche parole, quelli che prima risultavano posti auto liberi sono stati venduti ad un’immobiliare che ne ha ricavato 120 posti auto, in vendita al costo di circa 10mila euro ciascuno.

Inevitabile la protesta dei residenti, privati da un giorno all’altro della possibilità di parcheggiare le proprie auto, e soprattutto dei commercianti, costretti a veder decrescere l’afflusso di clienti nei loro negozi.

Un nuovo capitolo di questa vicenda sarà scritto dal Tar, il Tribunale Amministrativo Regionale, al quale verrà presentato un ricorso composto da 35 pagine di memoria. I ricorrenti sarebbero già più di 50, numero che testimonia come la cittadinanza della ValBisagno abbia a cuore la situazione di Via Gherzi e voglia tutelare il tessuto sociale dell’intera zona.

Come sottolinea il presidente del Comitato Volontario Cittadino “Gherzi-Lusignani”, Giacomo Cafasso, “il ricorso al Tar è la via obbligata scelta dalla cittadinanza, decisa a fare ricorso dopo l’esito negativo dell’istruttoria datato 29 febbraio 2016“.
L’istruttoria infatti avrebbe potuto riaprire la discussione, ma l’esito negativo non ha rimescolato le carte in tavola, con cittadini e commercianti che hanno allora deciso di attivarsi su altri fronti. Proprio da quel 29 febbraio ha preso corpo anche la proposta di una mozione da presentare al  Consiglio comunale di Genova.
In essere, oltre all’imminente invio del ricorso, c’è ancora una mozione del Movimento Cinque Stelle presentata al Consiglio comunale” – evidenzia infatti Cafasso. “Discutere “politicamente” della questione potrebbe effettivamente portare ad un blocco delle operazioni e ad un ritorno alle origini, ma per adesso non abbiamo saputo più nulla. Era quindi inutile aspettare ancora prima di ricorrere al Tar“.

Appare dunque un passaggio fondamentale quello di ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale con la precisa richiesta di approfondire l’intera questione e di avere accesso agli atti del Comune relativi alla questione, fino ad oggi interdetti ai cittadini e agli stessi consiglieri comunali.

Vista poi la presenza in via Gherzi di un istituto di credito, di una farmacia comunale e di uno sportello delle Poste Italiane, l’obiettivo finale resta sempre quello di garantire un ripristino della zona rivendicandone l’uso pubblico. A tal proposito, la cittadinanza e i residenti hanno aderito alla raccolta di firme, già arrivata a circa 600 sottoscrizioni, promossa dal Comitato “Gherzi-Lusignani” per ratificare l’adesione collettiva a queste iniziative.

La campagna firme è mirata ad evidenziare ancora una volta come l’intera area abbia avuto da sempre una funzione “pubblica”, senza alcuna affissione che attestasse la natura privata dell’area e con un uso indifferenziato di parcheggi e attività commerciali da parte di residenti o cittadini provenienti da altre zone.
Basti pensare che anni fa, oltre alla farmacia, in via Gherzi vi erano pure un poliambulatorio e la succursale della scuola elementare. Se non sono queste attività che rispondono alle esigenze della collettività, non saprei quali altre potrebbero rispondere a queste caratteristiche” – sottolinea ancora il presidente del Comitato Giacomo Cafasso, che ci tiene a ribadire come la situazione stia assumendo tratti paradossali.

Ad oggi abbiamo aree che, pur delimitate da linee gialle e da cartellonistica stradale che ne determinano la natura “privata”, sono esattamente divise a metà: una parte della strada ha posti auto liberi, l’altra privati. Come è possibile che si entri così tanto in contraddizione?“.