Carabinieri
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Genova – Denunce e multe sino a 2mila euro. Sono già 25 i proprietari di case e stanze affittate attraverso le principali piattaforme di “condivisione” scoperti durante i controlli anti terrorismo delle forze dell’ordine.
L’ipotesi di accusa è quella di non aver comunicato alle autorità l’avvio dell’attività di affittacamere e, ancor più grave, la mancata comunicazione dei nominativi delle persone ospitate.
Coinvolti proprietari di abitazioni iscritti ai principali siti per l’affitto di stanze e case via web come Airbnb, Booking e Homeway.
Sui siti è infatti possibile reperire sistemazioni abitative anche per un solo giorno e con prezzi assolutamente vantaggiosi rispetto ad alberghi e hotel. Un modo di viaggiare che si è fatto strada, specie tra i più giovani, e che sta rappresentando un nuovo modo di visitare le città.
Per molti è anche un’importante e insperata occasione per far fruttare stanze libere o seconde case che hanno costi di gestione sempre più alti.
A fianco alla legittima e regolare attività, però, ci sono i “limiti” delle normative vigenti che, in alcuni casi vengono aggirati. E proprio qui nasce il problema.
Secondo le forze dell’ordine, infatti, in un momento in cui il terrorismo diventa particolarmente pericoloso, è impensabile che persone possano dormire in abitazioni senza che le autorità siano informate.
Alberghi ed Hotel – ma anche gli stessi affittacamere – hanno infatti l’obbligo di segnalare alle forze dell’ordine il nominativo e il numero di documento di identità degli ospiti. La comunicazione deve avvenire entro le 24 ore.
Un modo importante per verificare gli spostamenti di eventuali persone “sospette”.
Appare evidente, quindi, che la mancata comunicazione possa rappresentare una falla enorme nel sistema di controllo anti terrorismo.
Per questo motivo sono scattati i controlli nei confronti delle attività registrate sulle piattaforme del Web ma che non hanno segnalato alle autorità l’avvio dell’impresa di affittacamere o che non segnalavano i nominativi delle persone ospitate.
Molto spesso, infatti, gli utenti dei servizi on line non sono neppure a conoscenza delle normative e le violano per mancanza di informazioni più che per reale volontà di commettere un illecito.

1 commento

  1. Mi pare si faccia parecchia confusione, come spesso accade affrontando questo argomento. Quelle da perseguire (e trovare) sono le strutture abusive, che in barba alle normative affittano appartamenti o camere pur se sprovvisti di regolari licenze ed autorizzazioni. Fanno concorrenza sleale per tutte le altre tipologie di operatori, nessuno escluso.
    Ma buona parte delle strutture è perfettamente in regola ed opera correttamente.
    Il problema del terrorismo è un finto problema, da un lato un normale operatore turistico non riesce a distinguere un documento vero da uno contraffatto, dall’altro nessuno legifera in merito a fenomeni silenziosi ma dilagano quali couhsurfing conta ormai migliaia di iscritti tutta Italia senza avere obbligo denuncia degli alloggiati nà© a fini di sicurezza nà© ai fini istat comunque obbligatori.
    La verità  è che in tutta Italia c’è una caccia alle streghe che interessa la lobby degli albergatori i loro interessi (leciti ed illeciti) dei quali poco si parla
    Ed ancor meno si scrive.

  2. Perchè, quando arrivano in aeroporto non vengono tutti identificati e controllati, anche le persone “sospette” ? Per prenotare su Airbnb hanno usato anche la carta di credito e in pi๠si sono identificati con documento di identità  per completare la prenotazione.
    Tutto questo mi sembra una caccia alle streghe dove di mezzo ci vanno i privati cittadini che non hanno nessuna colpa se persone “sospette” girano indisturbate per le città . Controllate le strutture ufficiali o gli abusivi, che si spacciano per strutture quando non lo sono.
    Lasciate stare i privati che affittano per periodi brevi attraverso piattaforme collaborative come Airbnb (non Homeaway e Booking, che sono altra cosa, orientati per lo pi๠al business), non ostacolate le innovazioni e la sharing economy. Non confondete le strutture abusive (che offrono la colazione senza autorizzazioni, che affittano per una sola notte, che hanno l’insegna senza aver fatto la SCIA) con gli appartamenti privati affittati temporaneamente, anche a turisti ma non solo. Questi ultimi non sono assimilabili a strutture ufficiali, ne sono soggetti a SCIA che riguarda specificamente chi vuole avviare un’attività  vera e propria. Se io affitto l’appartamento, temporaneamente libero perchè non utilizzato, non è per nulla detto che voglio avviare un’attività . In altri periodi sarà  utilizzato dalla famiglia, in altri ancora affittato a medio/lungo termine se si presenta l’occasione. Il problema oggi è che non si conosce bene il fenomeno e si fa molta confusione mettendo insieme situazioni che sono molto diverse. Federalberghi ha paura e sta facendo cartello contro queste “nuove” forme di offerta di alloggi. Nuove si fa per dire, da anni ci sono portali web che offrono appartamenti privati ma erano pochi e non davano fastidio. Si parla tanto di regolamentazione e di una legge ad hoc, ma come al solito in Italia si devono aspettare anni.