Elmetto operaioGenova – Nell’ultimo anno la Liguria ha perso 242 micro e piccole imprese artigiane del settore edile. Ma il -1,4% registrato tra II trimestre 2016 e II trimestre 2015 è il calo meno marcato d’Italia, in cui figura una media
del -2,7%. A dirlo sono gli ultimi dati Unioncamere-Infocamere elaborati e diffusi dall’Ufficio studi Confartigianato.
Il settore conta ben 17.180 realtà artigiane nella regione, il 71,6% di quelle totali (23.979), la terza maggior incidenza del Paese dopo Piemonte (75,5%) e Valle d’Aosta (73,3%).
Micro e piccole imprese che hanno subito una dinamica negativa a livello generalizzato: la consistente diminuzione
dell’ultimo anno ha interessato soprattutto il Centro-Sud, seguito dalla macroarea del Nord Est e del Nord-Ovest. Nel dettaglio, hanno sofferto soprattutto le imprese artigiane abruzzesi (-4,6%), seguite da quelle del Molise (-4,4%) e della Basilicata (-4%). Hanno invece “retto”, insieme a quelle liguri, anche le microimprese del Trentino Alto-Adige (-1,5%).
Le province: La Spezia (1.764 imprese artigiane) e Savona (3.735) registrano trend in linea con il dato medio nazionale, con forti cali superiori al 2%. Si tratta, rispettivamente, del -2,3% e -2,7%, per perdite in valori assoluti di 42 realtà spezzine e ben 105 nel savonese.
A compensare i cali di questi due territori, le province di GenovaImperia: nel capoluogo ligure, dove sono attive 8.662 micro e piccole imprese, la diminuzione è stata inferiore al punto percentuale (-0,6%, una delle “migliori” performance a livello nazionale, sesto posto in classifica).
Nell’imperiese, che conta 3.019 realtà artigiane, il trend è stato del -1% in un anno (settimo posto nella graduatoria delle province).
Parlando in termini assoluti, nel genovese hanno chiuso 65 imprese, a Imperia 30.
«Questi dati evidenziano purtroppo più ombre che luci – commenta Paolo
Figoli, presidente di Confartigianato Anaepa Costruzioni Liguria – e sono un chiaro sintomo che serve una forte azione di rilancio degli investimenti nel settore. Non solo grandi opere, ma anche la ristrutturazione del patrimonio edilizio pubblico e la messa in sicurezza del territorio sarebbero interventi indispensabili per far ripartire l’intera economia».
Guardando infine alla dinamica dell’occupazione del settore, si osserva che nel lungo periodo (tra il II trimestre 2008 e il II trimestre 2016) le costruzioni hanno perso oltre il 25% dei propri addetti in Italia. La nostra regione, così come il Piemonte e l’Abruzzo, risulta in controtendenza rispetto al resto della nazione, mostrando un saldo positivo del 6,6%. Il valore è frutto di una forte crescita del numero dei dipendenti negli otto anni di crisi e recessioni (+33,5%, attualmente 31.900) e di una diminuzione del numero degli indipendenti (-17,4%, a oggi 22.174). In termini assoluti, i dipendenti sono aumentati di circa 8 mila unità, mentre gli indipendenti ne hanno perso 4.675.
«Ma per iniziare a invertire il trend – conclude Figoli – si potrebbero fare una serie di interventi a costo zero. Dall’approvazione di una legge di accesso alla professione, da troppi anni ferma in parlamento; a rendere più chiaro il “codice degli appalti”, che sta bloccando o ritardando i bandi di gara; a spingere sulla strada delle semplificazioni regionali, che iniziata con il “piano casa” sta proseguendo con disegni di legge in corso di approvazione da parte del consiglio regionale. Infine, chiediamo una forte azione della Regione Liguria per far applicare sul nostro territorio il prezzario regionale, recentemente costruito insieme a noi e agli ordini professionali: anche questo contribuirebbe a fare chiarezza e a dare certezze alle nostre piccole imprese».