Genova – La tartaruga caretta-caretta “Mirella” è tornata in mare dopo essere stata curata dagli esperti dell’Acquario di Genova che l’hanno accolta nella struttura dopo essere stata trovata ferita.
Mirella aveva ingoiato un grosso amo da pesca di quelli usati per i palamiti e che, ogni anno, uccidono un numero crescente di tartarughe.
Una volta trovata da un diportista è stata consegnata alla Guardia Costiera che l’ha portata all’Acquario e presa in consegna dai veterinari e dagli esperti di rettili.
L’amo è stato rimosso chirurgicamente e la tartaruga è stata ospitata per poco più di un mese nelle vasche di cura dell’Acquario dove ha mangiato di gusto pur essendo un pò disorientata per dover vivere in cattività dopo una vita libera in mare aperto.
Una volta guarita completamente gli esperti dell’Acquario hanno autorizzato il ritorno alla Natura e il rilascio è avvenuto oggi, intorno alle ore 11.30 al largo del monte di Portofino nell’Area Marina Protetta alla presenza dello staff dell’Acquario di Genova, del personale della Capitaneria di Porto nella persona del Comandante Pettorino e di circa 120 persone che hanno potuto vivere l’emozione di assistere a questo momento.
[mom_video type=”youtube” id=”LVT6Fr5Nt5k”]

L’escursione di rilascio, in linea con la mission dell’Acquario di Genova, ha l’obiettivo di sensibilizzare ed educare il pubblico alla conservazione, alla gestione e all’uso responsabile degli ambienti acquatici attraverso la conoscenza e l’approfondimento delle specie animali e dei loro habitat. Grazie alla partecipazione del pubblico, il ricavato dell’iniziativa verrà devoluto alla Fondazione Acquario di Genova Onlus per i progetti di salvaguardia e conservazione di tartarughe e testuggini, tra cui il progetto della tartaruga palustre endemica della Liguria Emys orbicularis ingauna e l’attività di pronto soccorso Caretta caretta.

Prima della partenza il pubblico ha avuto la possibilità di vedere da vicino l’esemplare e conoscerne la storia. Una volta imbarcati i passeggeri, il battello è arrivata a circa un miglio da Punta Chiappa in mare aperto dove è avvenuto il rilascio. Ad accompagnare il pubblico per spiegare la biologia di questi animali e quali sono i pericoli che li minacciano, a bordo del battello era presente Claudia Gili, Direttore Scientifico dell’Acquario di Genova.

Prima di tornare in mare, Mirella, come tutti gli esemplari di Caretta caretta soccorsi, è stata marcata – applicando alla pinna natatoria sinistra una targhetta in dotazione all’Acquario di Genova nell’ambito del Coordinamento Nazionale Tartarughe Marine del Centro Studi Cetacei – e le è stato messo un microchip.
Il sistema di marcatura permette, qualora l’animale venga riavvistato, di acquisire dati preziosi sulla biologia e sul comportamento di questa specie (tasso di crescita, direttrici migratorie nel Mediterraneo e transoceaniche, ecc.).

Dal 2009, l’Acquario di Genova è referente istituzionale per la Regione Liguria per l’ospedalizzazione delle Caretta caretta (accordo Stato-Regioni) e nel 2017, ha ricevuto, insieme all’Acquario di Livorno, anch’esso gestito da Costa Edutainment, il riconoscimento nazionale per questa attività dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.

Mirella è uno tra gli esemplari di tartaruga marina che durante la stagione estiva sono rinvenuti in difficoltà e trasportati all’Acquario. Non tutte, purtroppo, sono storie a lieti fine. Diverse sono le cause del ricovero, tra le principali: interferenze con le attività di pesca, principalmente dovute ai palamiti (è frequente la presenza di ami nella cavità boccale o nel tratto digerente, spesso evidenziato dal filo di nylon che fuoriesce ai margini della bocca) o alle reti (possono causare ferite, mutilazioni e, nel peggiore dei casi, il soffocamento degli animali); ingestione di corpi estranei, quali ad esempio sacchetti di plastica scambiati per meduse che fanno parte della dieta naturale di questi rettili; impatto con imbarcazioni a motore, che arrecano traumi e ferite sul carapace o sul capo (più di rado altrove), a volte letali; patologie varie e traumi, sopracitati, che provocano lo spiaggiamento dell’animale (la tartaruga marina si spinge sul litorale esclusivamente per deporre le uova, ma non sono mai stati segnalati casi di riproduzione sulle spiagge della Liguria); sversamenti o presenza di petrolio.