Giornalista sfrattato a Levanto
Giornalista sfrattato a Levanto

Levanto (La Spezia) – Dopo il caso del giornalista americano premiato con il premio Pulitzer che confessa di aver abbandonato il mestiere perchè non riusciva a pagarci l’affitto di casa, un altro caso, tutto italiano, balza agli onori della cronaca nazionale.
L’inviato del Tg5, Alberto Pastanella si è infatti recato a Levanto, nello Spezzino, per raccogliere la denuncia del giornalista Gian Carlo Bailo che verrà trasmessa nell’edizione del 11 maggio nella rubrica “Indignato speciale”.
“Non auguro a nessuno di subire la violenza di uno sfratto – ha raccontato Gian Carlo Bailo, 52 anni, che per circa 20 anni anni è stato il collaboratore fisso per un importante giornale locale, con il quale sta combattendo una lunga causa di lavoro e nel frattempo sta sopravvivendo con un lavoro socialmente utile da 300 euro mensili senza poter accedere a nessun altro ammortizzatore sociale – Avendo lo sfratto esecutivo, la casa dichiarata insalubre perché invasa da muffa ed infiltrazioni con tanto di rapporto ispettivo dell’Azienda sanitaria locale ed una situazione sociale disastrosa certificata da una relazione firmata dall’assistente sociale del Comune, il sindaco di Levanto non ha ritenuto opportuno firmare la requisizione temporanea di un alloggio popolare che risulta libero, ma dovrò al momento sistemarmi in un monolocale in attesa di un’altra sistemazione in un alloggio vero”.
Bailo ha raccontato ai microfoni del Tg5 di aver partecipato al bando per una casa popolare “ma il mio avviso di sfratto, divenuto esecutivo prima della formazione della graduatoria preliminare non mi è stato riconosciuto con il punteggio di 60 punti con i quali sarei risultato ai primi posti in graduatoria definitiva oltre agli altri 20 per la casa insalubre. Mentre chi era già dentro con la requisizione del sindaco era considerato come sfrattato ed ha potuto godere dei 60 punti piazzandosi ai primi posti”.
“Levanto – denuncia Bailo – è da anni in piena emergenza abitativa, lo dimostrano le 64 famiglie che hanno partecipato al bando per una casa popolare oltre alle decine che partecipano ogni anno al bando per il sostegno affitti; sono almeno 20 anni che non si costruiscono case per i ceti popolari, mentre il mercato delle locazioni per i residenti è praticamente impazzito per via delle centinaia seconde case lasciate vuote e destinate solo ai turisti. A Levanto servirebbero subito almeno quaranta nuovi appartamenti popolari mentre per affittare una casa stabilmente da un privato ci vogliono almeno 700 euro mensili, mentre nelle frazioni per un monolocale ci sono annunci da 500 euro al mese. Insomma se uno la casa non la eredità è difficile che una famiglia monoreddito possa affittare una casa, infatti il paese si sta spopolando”.
Infine un appello se qualche concittadino “buon samaritano” volesse aiutare il giornalista Gian Carlo Bailo affittando una casa vera ad un prezzo equo, può contattare il numero 3383164911.