Nella foto, l'attore e scrittore Giuseppe Cederna
Nella foto, l’attore e scrittore Giuseppe Cederna

Genova – Prosegue con Genova la tournée teatrale dell’attore, scrittore e viaggiatore Giuseppe Cederna, che metterà in scena il suo nuovo spettacolo “L’ultima estate dell’Europa” il 5 febbraio 2016 (ore 21,00) presso il Teatro Archivolto di Genova (Piazza Modena, 3), rappresentazione che vedrà le musiche originali eseguite dal vivo da Alberto Capelli (chitarra e percussioni) e Mauro Manzoni (flauti, sassofoni e clarinetto basso).

«E’ uno spettacolo necessario per affrontare l’orrore ed esorcizzare le nostre paure” – ha commentato Giuseppe Cederna – “tant’è vero che la scena d’apertura dello spettacolo, ovvero il racconto minuto per minuto dell’attentato di Sarajevo ad opera di giovani kamikaze, viene seguita dal pubblico in un silenzio impressionante”.

Lo spettacolo di Giuseppe Cederna vuole dare “voce e corpo a quell’umanità di vittime e di carnefici che trasformarono l’Europa in un immenso mattatoio, dai Futuristi ai Generali, dai fanti mandati a morire sul Carso e sull’Isonzo ai loro compagni di naufragio, quegli spettri usciti dalle trincee austriache, fino agli scrittori e ai poeti le cui parole, ancora oggi, ci illuminano e ci commuovono: Owen, Stuparich, Gadda, Ungaretti, Trilussa, Ruiz. Si va dall’esaltazione alla consapevolezza, dalle “Radiose giornate di Maggio” (motto interventista prima dell’ingresso italiano nella Prima Guerra mondiale, ndr) alla notte di Caporetto”.

«Cederna non fa la storia e non descrive battaglie” – ha dichiarato il critico teatrale Osvaldo Guerrieri – “ma parla piuttosto di uomini inghiottiti dal fango della guerra, assumendone le voci, rubandone le parole e porgendocele al modo di una “Spoon River” delle trincee”.

“Anche per questo” – ha voluto sottolineare ancora il critico teatrale – “sarebbe bello vedere una platea tutta di ragazzi”.

Lo spettacolo di Giuseppe Cederna mira a dimostrare come “la guerra sia molto più vicina di quello che pensiamo, come dorma dentro di noi”.

“Per questo, raccontarne gli orrori ma anche il desiderio e la capacità di riscatto, è doloroso e necessario”.