Picco dell'influenza atteso a metà febbraio
Influenza: il picco è atteso a febbraio

Nessun virus nuovo e temperature miti. Queste le cause principali di un inverno fino a questo momento “a bassa intensità influenzale”. Pochi starnuti insomma, o almeno meno del solito. L’ha detto Giovanni Rezza, direttore del dipartimento Malattie Infettive all’Istituto Superiore di Sanità: “Non sorprende che questa, a differenza dello scorso anno, si prospetti come un’annata a bassa intensità di casi influenzali – ha spiegato il direttore – quest’anno, infatti, i virus influenzali non sono mutati e la popolazione presenta dunque una maggiore copertura; inoltre le temperature sono meno fredde. Tutte condizioni che contribuiscono a contenere il diffondersi dell’influenza”.

L’anno scorso, i virus AH1N1 e H3N2 avevano subito una variazione rispetto all’anno precedente, di conseguenza la passata stagione è stata particolarmente inclemente. Quest’anno, al contrario, gli stessi vaccini non sono cambiati, e sono già “coperti” dai vaccini. Non è detto, però, che un aumento dei casi non possa verificarsi più avanti: “Ad oggi – ha aggiunto Rezza – i casi totali registrati non hanno superato il tetto del milione, e anche se potrebbe sempre verificarsi una coda influenzale più lunga non credo che il picco, previsto per febbraio, supererà i livelli dello scorso anno”.

Preoccupazione ha generato invece in Cina l’individuazione, in alcuni maiali, del virus EAH1N1, una variante dell’AH1N1 che nel 2009 aveva generato la pandemia “suina”. Le autorità cinesi hanno invocato un’azione immediata per evitare la trasmissione agli umani. Il professor Gezza invita però a evitare allarmismi: “Il pericolo che tale virus contagi l’uomo è solo teorico e potenziale – ha rassicurato – la nuova variante è ora rilevata solo negli animali, per questo ciò che è fondamentale è, al momento, il monitoraggio degli animali in Cina e delle persone che lavorano a diretto contatto con loro”.