Censura per sito che denuncia preti pedofili
Censura per sito che denuncia preti pedofili

Sydney – Il cardinale australiano George Pell, già arcivescovo di Melbourne e di Sydney e poi prefetto degli Affari economici del Vaticano, rischia un coinvolgimento ancor più grave nelle indagini su presunti casi di pedofilia commessi da membri della chiesa cattolica. Alcuni punti chiave delle sue deposizioni sono stati respinti dagli avvocati della Commissione d’inchiesta che da più di tre anni indaga sulle risposte istituzionali agli abusi sessuali sui minori. Nella loro relazione di quasi mille pagine, resa pubblica ieri, gli avvocati Gail Furness a Stephen Free criticano Pell per aver mancato di agire adeguatamente in seguito agli abusi su minori commessi quando egli occupava posti di rilievo nelle diocesi di Melbourne e Ballarat, sua città natale.
Secondo i due legali Pell era allora sufficientemente a conoscenza degli abusi commessi da preti pedofili, per
concludere che nei loro riguardi dovevano essere adottati interventi più severi. Le critiche riguardano in particolare il
fatto che Pell e altri prelati siano stati responsabili del trasferimento da una parrocchia all’altra di preti notoriamente
pedofili. Le raccomandazioni dei due legali suggeriscono che il rapporto finale della Commissione includerà non solo numerose referenze alle mancanze sistemiche della chiesa cattolica australiana riguardo agli abusi, ma anche dure critiche al cardinale Pell.
Il cardinale ha tuttavia prontamente respinto tramite il suo legale le asserzioni dei due avvocati, sostenendo di essere
stato usato come “capro espiatorio” per le mancanze altrui, che la sua carica è stata usata per fare di lui un esempio e che egli allora aveva poteri limitati, pur ricoprendo sin dal 1987 la posizione di vescovo ausiliare e poi una posizione più alta.
Pell ha messo in dubbio l’attendibilità  di numerosi testimoni, accusando i legali della Commissione di esagerare le evidenze e di affidarsi a ipotesi e congetture.
Alle udienze della Commissione, in cui il prelato è chiamato in causa non per fatti direttamente a lui attribuiti ma per aver ‘coperto’ reati commessi da sacerdoti delle sue diocesi, si sono affiancate indagini della polizia dello stato australiano di Victoria, che il mese scorso lo ha interrogato a Roma, in seguito a recenti accuse di atti di pedofilia che egli avrebbe commesso alla fine degli anni ’70.