Sundar Pichai, Ceo Google
Sundar Pichai, Ceo Google

Mountain View – Tempi duri per le Bufale e le notizie false. In arrivo il nuovo algoritmo di Google che potrà infliggere pesanti sanzioni, in termini di indicizzazione sul Motore di Ricerca, per i siti che pubblicano informazioni false o inventate al solo scopo di raccogliere clic o per biechi interessi propagandistici.
Google ha annunciato di aver avviato una campagna di ricerca per migliorare l’algoritmo del suo motore di ricerca, per sfavorire le informazioni “non autorevoli” dopo l’inchiesta choc del giornale inglese The Guardian che ha rivelato che un sito Internet che sviluppato da un movimento che nega l’esistenza dell’Olocausto e dei campi di concentramento è al primo posto nelle ricerche on line su Google se si cercano notizie proprio sul genocidio degli Ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale ad opera della Germania di Adolf Hitler.
In un comunicato stampa Google ammette la “falla” nel sistema e sostiene che “valutare quali pagine internet siano le migliori per rispondere a una domanda è un problema complesso e noi non lo facciamo sempre nel migliore
dei modi. Quando delle informazioni non autorevoli si classificano troppo in alto nei nostri risultati di ricerca noi
sviluppiamo un approccio automatizzato per risolvere il problema, piuttosto che ritirare una a una le informazioni manualmente”.
Google lavora per creare un algoritmo che “aiuterà a far apparire dei contenuti più credibili e a migliorare la qualità della ricerca”.
Il caso del sito negazionista arriva dopo le pesanti critiche mosse dalla politica americana dopo la diffusione di notizie false durante la campagna presidenziale e ai danni della candidata Hillary Clinton.
Il patron di Google, Sundar Pichai, intervistato dalla Bbc, ha dichiarato che non dovrebbe mai accadere che delle “false informazioni siano diffuse”.
La discussione, però, non si placa e c’è chi dubita che un algoritmo possa selezionare e verificare le notizie sulla base della loro “attendibilità” e con il rischio di creare automatismi che in realtà censurano le informazioni se non provenienti da Testate blasonate.
L’unica vera soluzione attendibile e credibile sarebbe la creazione di Redazioni in grado di analizzare le notizie e di stabilire “con criterio umano” quali siano vere e quali, invece, non lo sono.
Google, insomma, dovrebbe fare un passo indietro e riportare l’uomo al centro delle decisioni importanti.