MIGGenova – A undici giorni dal voto, in piazza Sarzano si è svolto ieri sera l’ennesimo incontro pre-elettorale alla presenza di tutti e gli otto candidati sindaci. Da Gianni Crivello (centrosinistra), rappresentato dalla portavoce Paola Bellotti, a Marco Bucci (centrodestra), da Luca Pirondini (Movimento Cinque Stelle) ad Arcangelo Merella (Ge9si). Da Paolo Putti (lista civica “Chiamami Genova”) a Marika Cassimatis (Lista Cassimatis), rappresentatà da Federico Pontillo, arrivando infine a Marco Mori (Riscossa Italiana) e Cinzia Ronzitti (Partito Comunista dei Lavoratori), sostituita da Lorenzo Debenedetti.
Il dibattito, promosso dal MIG (Musicisti Indipendenti per Genova), ha coinvolto anche il pubblico presente (non più duecento persone all’interno della Chiesa sconsacrata di Piazza Sarzano, ndr) e ha prodotto risposte e reazioni contrastanti su un tema, la musica e la sua valorizzazione, che negli ultimi anni ha raggiunto un livello di primo piano nel panorama del capoluogo ligure. Non a caso, ad aprire il dibattito, è stata la presentazione di alcuni dati.

In materia di concerti, spettatori e biglietti venduti, la regione Liguria conta nell’ultimo anno di un milione e 610mila persone per un volume d’affari (spese al botteghino più introiti esterni come sponsor e pubblicità, ndr) di circa 41 milioni e 250mila euro. Su scala italiana, il totale del volume d’affari è di circa un miliardo e 564mila euro. La Liguria ha dunque una media di spettacoli annui, intorno ai 30mila, superiori alla media italiana e a quella del Nord Italia: in tal senso si trova al quarto posto.

Come città, Genova perde però appeal. Per numero di spettatori (ogni mille abitanti) è al nono posto con un +8% sulla media italiana e un -13% rispetto al Nord Italia. Come introiti ha un -16% rispetto al dato del Nord. In altre parole, la Liguria e il suo capoluogo hanno molti spettacoli e pochi spettatori ( più del 70% dei locali ha una capienza sotto le 100 persone, ndr). Non a caso Genova è all’ultimo posto per numero di eventi, per ingressi, per spesa al botteghino e al penultimo per volume d’affari, il tutto in un quadro generale che inquadra come quasi l’80% delle gestioni investa per la propria attività musicale, quasi il 90% avalli promozione e comunicazione.

Illustrati questi dati, in ordine di posizionamento sulle liste elettorali sono andati esprimendosi gli otto candidati sindaco. Ecco le loro risposte alle seguenti quattro domande:

  1. “Alla luce dei dati e della situazione appena descritta, qual è la progettualità culturale in ambito musicale e quali sono gli obiettivi che volete raggiungere?”
  2. “In questi ultimi anni Genova ha investito sul turismo e i risultati sono evidenti. Quanto e come pensate che la musica possa essere importante nell’incremento dei flussi turistici futuri?”
  3. “Quali azioni intendete attuare per migliorare lo scambio di informazioni e risolvere la mancanza di rete fra operatori culturali e operatori commerciali?”
  4. “Perché la musica a Genova diventi un mercato fiorenti c’è bisogno di strutture dedicate che alimentino il processo. Cosa pensare di fare in proposito?”

BUCCI

I numeri sono in linea con quanto abbiamo inserito nel nostro programma. Ci sono dei maestri qui a Genova e recentemente è stata creata la casa dei cantautori. Docciamo pensare che il sistema a rete è il solo a darci possibilità di incentivare locali e musica e creare un substrato che valorizzi Genova.

La musica può avere senz’altro un influsso sul turismo. Bisogna che qualcuno sia in grado di programmare grandi eventi e avere il coraggio di offrire una card della cultura che permetta di usufruire di offerte multimediale e multi eventi nella medesima giornata. Ricordiamo che ci sono già iniziative per intrattenere i crocieristi, che magari potrebbero anche fermarsi al Carlo Felice o ad altri eventi. Questo creerebbe informazione e network.

Servono centri di coordinamento che gestiscano e incanalino gli eventi, aiutando turisti e possessori della card e creando una rete di collaborazioni. Si potrebbero creare delle app per smartphone. Queste cose valgono sì per i grandi eventi, ma specialmente per quelli medi.

L’amministrazione deve sfruttare le strutture di cui è già in possesso, come il Carlo Felice di cui il sindaco diventa amministratore, non dimenticando gli immobili fermi, di proprietà dei cittadini. Serve anche una fiscalità che offra limitazioni e riduzioni di tasse per chi porta avanti proposte di valorizzazione culturale e musicale.

CASSIMATIS (PONTILLO)

La funzione della musica è in questo momento fondamentale. Qui, oltre che portatrice di tradizione culturale e storica, ci sono eccellenze che possono portare gente in città. Non va neppure sottovalutato il potere educativo della musica implementandolo con scuola e università.

Un concerto importante genera uno spostamento di persone verso questa città e porta soldi. Bisogna prendere esempio da città che hanno saputo sfruttare edifici storici per grandi eventi musicali (Verona con l’Arena o Macerata con lo Sferisterio).

Collaborare con altre città per creare sinergie è la strada giusta. Incentivare una stagione operistica che valga anche per altre città potrebbe attrarre persone da tantissime città, persino dalla Francia. Creare reti è evidentemente necessario.

Non vogliamo costruire altri spazi: dobbiamo valorizzare quelle che abbiamo. I soldi sono un problema, come dice Mori, ma possiamo inizialmente ricorrere a fondo europei che incentivino i progetti culturali. Va bene impegnarsi per lottare contro il vincolo di bilancio, però questa città va riqualificata perché ce la invidino nel mondo.

CRIVELLO (BELLOTTI)

Per attrarre più spettatori serve una promozione importante della cultura musicale genovese. Sappiamo farlo e dobbiamo inventarci questa identità, diventare creativi e trovare spazi inediti (e ve ne sono molti) dove promuovere la musica, come accade nel resto d’Europa. Riunire chi fa scuola e produce cultura, come conservatorio e accademia, è altra cosa da fare.

Dobbiamo cominciare ad attrarre i turisti della musica. Abbiamo una diversità che dobbiamo vendere e non siamo per una card che rimbambisce i turisti.

La mancanza di una rete spiega i problemi a livello musicale di questa città. Siamo a disposizione per lavorare su agevolazioni e semplificazioni per tutti quelli che dimostreranno di sapere lavorare in rete. Andremo incontro a chi vuole promuovere musica dal vivo: dobbiamo agevolare questo genere di operazioni attraverso la creazione di reti.

Abbiamo bisogno che in questa città si parli con l’amministrazione per produrre e consumare musica di alto livello in spazi adibiti ad hoc.

MERELLA

Quali obiettivi e progetti raggiungere? I dati li trovo confortanti, con sorpresa. Gli obiettivi sono quelli di valorizzare e alcune proposte di introdurre l’argomento cantautori nelle scuole le sostengo come incentivo per le nuove generazioni.

Negli ultimi anni c’è stata una gran decadenza. Mio figlio lavora ad Amsterdam per MTV e su questo argomento sono abbastanza aggiornato: Genova non è riuscita a catalizzare i suoi interessi in materia di festival o concerti. Specialmente negli ultimi anni. Sarebbe bello sapere quanta gente non ligure frequenta questi eventi.

Genova deve internazionalizzarsi. Deve sponsorizzare le sue eccellenze. Genova deve inventarsi una partecipazione attiva tra esercizi commerciali e musicali. Magari creare un connubio Rolli-musica e introdurre un mediatore musicale che faccia rete tra le esigenze prospettate.

Genova ha delle location straordinarie, dai forti alle prime sedi del GOA BOA. I grandi eventi incominciano a faticare per via degli spazi. Un luogo per attirare 140/150mila persone, ad oggi, vista la logistica complessa dello stadio, Genova non lo ha ed è un peccato.

MORI

Questo tipo di attività ha risvolti sociali e culturali e contrasta il disagio. In questo contesto economico cittadino la musica ha una funzione macro espansiva e portano moneta in città, e se il sindaco oggi veste i panni di un liquidatore deve fare affidamento sulla possibilità che queste attività portino moneta in città. In euro speso per la musica può portarne molti altri.

A Barcellona nel 1992 c’è stato un massiccio intervento di spesa pubblica. Sotto forma di sgravi fiscali, promozione, creazione di spazi la musica è incentivata da spese pubbliche. Necessario trovare margini di manovra andando oltre i debiti con banche, interessi passivi, rapporti debitori. Rivedendo queste situazioni potrebbero essere sbloccate risorse.

Se assumiamo più persone qui a Genova vuol dire che ne andranno meno in altre città. Abbiamo altre soluzioni, collaborando coi vicini. Gli animali competono, non gli uomini. Dobbiamo contrastare il fatto che c’è poca moneta in circolazione e che la gente sta in casa e non spende perché non ci sono soldi.

La battaglia sola e unica è contro i vincoli di bilancio. L’Italia tassa più di quanto spende: come un malato che ha una emorragia, prima si sente male, poi muore.

PIRONDINI

Credo che Genova sia la città che per eccellenza non valorizza il suo patrimonio (cita il trallallero, Francesco Meli, cantautori genovesi e il quartetto di Cremona, ndr). Genova impari a conoscere i proprio artisti prima che sia troppo tardi.

Un euro investito in cultura ne genera tra i 7/9 di indotto. Mentre in Italia continua ad essere tagliato il fondo unico per la cultura, si incentivano i tornei di golf. La regressione culturale di questo paese – secondo me voluta – deve essere fermata. Non capisco, ad esempio, perché il festival di Nicolò Paganini non debba essere il più importante del mondo? Perché non si riportano i balletti di Nervi?

Settimana scorsa abbiamo presentato un progetto sulla digitalizzazione delle attività pubbliche. Servirà come metodo di promozione di aziende e potrà essere un buon metodo per aiutare concretamentei le fasce medie, gli eventi meno pubblicizzati. Le opportunità che Genova può dare dobbiamo andare a riprendercele.

PUTTI

In quanto educatore ho avuto modo di capire e promuovere l’idea di musica come qualcosa che ha grandi possibilità di supportare i ragazzo a livello di fattori di protezione e rischio. La musica spesso era al centro di questi fattori di protezione. La musica va inserita come elemento di promozione della città, come connessione col turismo perché chi la visita. Serve creare anche una connessione con altri festival all’infuori dell’Italia.

Molto spesso quando tu dici “che lavoro fai? Il musicista” non vieni preso sul serio. Credo fermamente che la musica in Genova debba avere un ruolo in chiave turistica, raccontandosi per suoni. Sarebbe interessante che il centro di Genova si reinventasse attraverso la musica, un po’ come Lucca lo ha fatto con le arti grafiche. Sarebbero da valorizzare anche le ville di periferia grazie alla musica.

L’amministrazione deve prendersi delle responsabilità. Servono risorse economiche e umane che siano messe a disposizione per portare avanti progetti più ampi e condivisi. Le strutture comunali potrebbero essere anch’esse funzionali. Deve esserci una pianificazione in cui si ascolti tutta la città, se no vengono persi dei pezzi. Creiamo palchi pubblici in ogni municipio.

Per me sarebbe opportuno creare dei promotori di eventi e provare a generare luoghi dove raccontarsi ed esprimersi attraverso la musica. Servirebbe un posto di medio livello dove portare eventi musicali e sportivi.

RONZITTI (DEBENEDETTI)

Penso che in un contesto di autoproduzione indipendente si trovi il migliore ambiente slegato dall’ambito del profitto. Bisogna dare spazio alle piccole realtà, agli spazi autogestiti, che spesso hanno dato spazio alla musica. Le noatre risposte si trovano nel ripartire dal basso, senza andare a cercare i grandi concerti e ripartire dalle vicende di quartiere.

Il turismo come conseguenza degli eventi musicali mi sembra una buona soluzione. Ripartire dunque dalle piccole cooperative, non solo nel centro storico. Penso che l’offerta musicale sia un buon strumento se utilizzata collettivamente.

La rete anzitutto deve essere tra musicisti. Penso che debba esserci un altro sistema: massima libertà e creatività musicale. Rivendicheremo la massima occupazione al minor tempo lavorativo per dare spazio alla loro creatività.

Per avere spazi pubblici liberi bisogna espropriare locali sfitti. Non tanto per risparmiatori, ma per altri motivi di natura bancaria. Questa società dovrà essere sovvertita con lotta di quartiere e nelle piazze, che prescinda da azioni legali o di tribunale.MIG