Genova – Un piccolo di cinghiale morente che si accascia a fianco di un palazzo del Biscione, a Marassi Alta. Nuovo caso di avvelenamento da trappole al topicida, tra via Robino e via Modigliani dove il numero delle vittime del misterioso avvelenatore è già piuttosto alta e conta ben 4 cinghialetti, un cane e un coniglio.
Un “serial killer” di animali che potrebbe agire perchè disturbato dalla presenza dei cinghiali ma forse, semplicemente una persona “disturbata” che se la prende con creature che possono dare “fastidio” ma che certamente non sono pericolose.
L’ultima segnalazione in ordine di tempo quella del cucciolo di cinghiale che è morto tra atroci sofferenze in via Modigliani, poco distante dal Biscione ma le segnalazioni si ripetono a ritmo impressionante e se i cinghiali morti sono già 4, si contano anche un coniglio domestico, ucciso in un giardino privato (ma potrebbe essere uscito per poi tornare morente) ed un cagnolino.
Segnalazioni di polpette ed esche avvelenate si ripetono con una certa costanza e c’è chi minaccia ronde notturne per scovare il serial killer e dargli una lezione.
Non è ancora chiaro se gli obiettivi siano solo in cinghiali – con cani e coniglio vittime “accidentali” – o se, invece, sia il contrario e le vittime predestinate siano invece gatti randagi e cani portati a spasso.
Di fatto le “polpette” (ma si parla anche di esche per topi ricavate dai contenitori per derattizzare) sono state segnalate in via Robino, in viale Bracelli e via Zena (a scendere verso salita del Camoscio).
Numerosi i casi di intossicazione ma, il più delle volte, una corsa dal veterinario, dopo che il proprietario dell’animale si è accorto dell’ingestione del boccone avvelenato, ha salvato il cagnolino.
Più difficile la salvezza per gli animali randagi o, peggio, per i cinghiali che trovano la morte anche lontano dalla vista dei passanti.
Il pool di investigatori che indaga sulla raffica di avvelenamenti, segnalati in diverse parti della città, non ha ancora identificato nessuno e si ripetono gli inviti a segnalare alle forze dell’ordine i ritrovamenti di polpette o spugne fritte.
C’è però anche chi fa notare che i contenitori delle esche per la derattizzazione sono “alla portata” di tutti e che troppo facilmente sono messi in zone esposte e senza protezione. Spesso si rompono diffondendo il velenoso contenuto e non è escluso che siano gli stessi animali a romperli, attratti dal profumo di alimento che viene mescolato alle esche per renderle più appetibili.