Genova – Sono state circa 300 le persone che ieri, tra le 18.00 e le 19.00 si sono radunate in corso Buenos Aires, alla Foce, per protestare contro l’affissione del maxi cartello contro l’aborto affisso alcuni giorni fa.

Diverse le associazioni che hanno organizzato la manifestazione, guidata da Non Una di Meno. Uomini e donne di tutte le età che si sono dati appuntamento per chiedere la rimozione del manifesto. Al presidio hanno preso parte anche esponenti politici come Luca Pastorino.

E dalla pagina Facebook di Non Una di Meno arrivano parole dure contro il sindaco Marco Bucci: “Non ci stupisce – si legge – che il sindaco Bucci difenda questo vergognoso cartellone: dopo la negazione del patrocinio al Pride e la commemorazione dei Repubblichini, oltre che l’annunciato smembramento dei Consultori da parte della Regione, è sempre più evidente che questa non è la città che vogliamo. Per questo non resteremo in silenzio, torneremo a riempire lo spazio pubblico per ribadire che sui nostri corpi e sulle nostre vite decidiamo solo noi“.

Anche il comitato Senonoraquando si è schierato per la rimozione del manifesto e, attraverso un comunicato, ha fatto sapere che “il comunicato contro l’affissione del manifesto antiabortista a firma di ProVita, pubblicato sulla nostra pagina Fb, ha ricevuto ad oggi 30850 visualizzazioni, 250 like e 188 condivisioni ed ha innescato una discussione con oltre 40 commenti sulla liceità del messaggio contenuto“.

Ancora, il comunicato prosegue: “Il Sindaco Bucci e la consigliera Francesca Corso, presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune, hanno liquidato la discussione appellandosi alla libertà di espressione. In sostanza ritengono che intervenire su tale questione sarebbe attuare una censura dimenticando che l’autorizzazione alle affissioni pubbliche rilasciata dal Comune può essere revocata se i contenuti dell’affissione sono riconosciuti come lesivi dei diritti e delle libertà altrui. Il piano generale degli impianti pubblicitari del Comune di Genova, valido anche per le superfici cieche di palazzi privati recita: ‘Il messaggio pubblicitario, di qualsiasi natura, istituzionale, culturale, sociale e commerciale, non deve ledere il comune buon gusto, deve garantire il rispetto della dignità umana e dell’integrità della persona, non deve comportare discriminazioni dirette o indirette, né contenere alcun incitamento all’odio basato su sesso, razza o origine etnica, religione o convinzioni personali, disabilità, età o orientamento sessuale, non deve contenere elementi che valutati nel loro contesto, approvino, esaltino o inducano alla violenza contro le donne, come da Risoluzione 2008/2038 (INI) del Parlamento Europeo’. Riteniamo dunque che appellarsi alla libertà di espressione si Asolo un modo superficiale di rispondere per non dover prendere una posizione istituzionalmente imbarazzante sulla richiesta di rimozione del manifesto. La legge 194 è una legge dello Stato intesa a tutelare la maternità consapevole ed i diritti e la salute della donna. Un manifesto il cui messaggio sotteso è la criminalizzazione di chi ad essa deve ricorrere è lesivo della libertà e del diritto di autodeterminazione della donna e come tale è inaccettabile. Torniamo dunque a chiedere un intervento tempestivo da parte delle nostre Istituzioni o per lo meno ad acconsentire ad aprire un dibattito serio su questi temi“.