Haven

Aggiornamento ore 21 – Si chiamava Ornella Bellagarda e viveva ad Alpignano, in provincia di Torino, la subacquea di 50 anni dispersa da questa mattina nelle acque dove giace il relitto della petroliera Haven.
Volontaria della Croce Verde ed appassionata subacquea, la donna si era immersa con un accompagnatore sul relitto che rappresenta una delle mete più ambite del Mediterraneo.
Qualcosa, però, è andato storto e la donna non è riemersa e i compagni hanno lanciato l’allarme.
Non è ancora chiara la dinamica dell’incidente, anche perchè, nelle immersioni subacquee, è regola muoversi con il cosiddetto “sistema di coppia” che prevede che due sub siano sempre vicini durante tutta l’immersione, proprio per poter intervenire in caso di bisogno.

Per le ricerche – ormai si dispera di trovarla ancora in vita – è arrivato anche un ROV, un mini-sommergibile teleguidato con un cavo e che è in grado di immergersi a profondità elevate restando immerso a lungo e potendo perlustrare anche gli anfratti meno raggiungibili e tutto in piena sicurezza per chi resta a bordo dell’imbarcazione-guida.

I compagni di immersione della donna sono stati ascoltati in Capitaneria di Porto e potrebbero essere nuovamente interrogati, come persone informate dei fatti, dal magistrato che seguirà il caso.
Non è ancora chiaro se siano emerse responsabilità per l’incidente.

Genova – C’è apprensione per il sub che non è riemerso dopo un’immersione compiuta sul relitto della Haven, ad Arenzano.

Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco, i sanitari del 118 e gli uomini della Capitaneria di Porto.

In questo momento sono in corso le ricerche dell’uomo ma, al momento, non si hanno ulteriori informazioni

In passato numerosi sono stati i malori, talvolta fatali, che hanno colpito i sub impegnati nell’esplorazione della petroliera affondata nell’aprile del 1991, provocando la morte di 5 persone.

Nell’ottobre del 2017, un sub di 52 anni ha perso la vita mentre si stava preparando per l’immersione. Nello stesso anno un 45enne svizzero, colpito da malore, non è riuscito a risalire in superficie.

L’incidente più grave è quello che ha visto la morte di due sub olandesi di 46 e 53 anni, uccisi, probabilmente da un errore nel caricamento delle bombole o un guasto nelle sofisticate attrezzature dei rebreather, i respiratori a circuito chiuso che consentono immersioni prolungate anche a grandi profondità.

Negli ultimi tre anni i sub morti sono stati sei, come i colleghi salvati nel corso dello stesso periodo.

L’ultimo episodio di malore risale all’inizio di quest’anno quando un giovane sub di 26 anni si è sentito male ed è stato soccorso proprio mentre esplorava il relitto della petroliera.

Trasportato in ospedale, il giovane era stato sottoposto a trattamenti di camera iperbarica.

Il nuovo incidente, quasi certamente mortale, sul relitto della Haven torna ad infiammare la discussione sulla necessità di chiudere il punto di immersione o di regolamentarne in modo molto stretto l’accesso.
Attualmente, infatti, è possibile immergersi a quote relativamente accessibili anche per subacquei non proprio “esperti” mentre il fondale arriva ad oltre 80 metri, con il rischio di errori e di inconvenienti legati alla scarsa esperienza dei sub.

Sul fronte opposto gli operatori che ogni giorno accompagnano sulla Haven subacquei provenienti da tutto il mondo ed in particolare dal Nord Europa dove il relitto è molto famoso.
Si tratta del relitto più grande del Mediterraneo e la relativa facilità con cui è raggiungibile consente a molti di potersi permettere l’immersione “facile” solo sulla carta.