Arenzano (Genova) – Sono riprese questa mattina all’alba, al largo di Arenzano, le ricerche di Ornella Bellagarda, la subacquea di 50 anni di Alpignano, nel torinese, scomparsa ieri durante un’immersione sul relitto della petroliera Haven.

I sommozzatori dei vigili del fuoco e dei carabinieri si immergeranno nuovamente sul relitto per perlustrarlo palmo a palmo per cercare di ritrovare la donna.

Alle ricerche partecipa anche un piccolo robot-subacqueo, il Rov, in grado di immergersi alle profondità più elevate e di restare ore ed ore senza necessità di risalire e in completa sicurezza per gli operatori che restano sulla barca.

La subacquea si era immersa con alcuni amici e con il marito, anche lui appassionato subacqueo, sul relitto più “ambito” del Mediterraneo poichè la petroliera si è inabissata su un fondale di circa 80 metri ma la parte più alta, il castello di poppa, è raggiungibile a 37 metri di profondità e rientra nella quota raggiungibile dalle immersioni “ricreative” e quindi alla portata di un numero molto alto di sub.

La petroliera Haven, affondata nel 1991, è molto famosa nell’ambiente subacqueo e richiama appassionati da tutto il mondo.
Non si tratta, però, di una immersione facile poichè il relitto si trova in mare aperto ed è facile trovare corrente e condizioni non ottimali di visibilità. Inoltre la presenza di alto fondale può indurre in errore i sub meno esperti.
Ieri i compagni di immersione della donna sono stati ascoltati in Capitaneria di Porto, per ricostruire quanto avvenuto ma non è ancora chiaro il perchè la donna non sia riemersa.
Forse un malore o un errore nelle procedure potrebbe aver causato la tragedia.

Un’indagine è stata aperta sulla vicenda e ancora una volta è al vaglio la chiusura del relitto alle immersioni in considerazione dell’alto numero di incidenti, anche mortali, che si ripetono ogni anno.

Nell’ottobre del 2017, un sub di 52 anni ha perso la vita mentre si stava preparando per l’immersione. Nello stesso anno un 45enne svizzero, colpito da malore, non è riuscito a risalire in superficie.

L’incidente più grave è quello che ha visto la morte di due sub olandesi di 46 e 53 anni, uccisi, probabilmente da un errore nel caricamento delle bombole o un guasto nelle sofisticate attrezzature dei rebreather, i respiratori a circuito chiuso che consentono immersioni prolungate anche a grandi profondità.

Negli ultimi tre anni i sub morti sono stati sei, come i colleghi salvati nel corso dello stesso periodo.

L’ultimo episodio di malore risale all’inizio di quest’anno quando un giovane sub di 26 anni si è sentito male ed è stato soccorso proprio mentre esplorava il relitto della petroliera.

Trasportato in ospedale, il giovane era stato sottoposto a trattamenti di camera iperbarica.