Genova – Una maxi manifestazione, apolitica e senza bandiere di partito, per chiedere rispetto per la città di Genova e per la tragedia del ponte Morandi. Cresce di ora in ora la lista delle associazioni, dei movimenti e dei genovesi che saranno presenti, sabato 13 ottobre, a partire dalle ore 17 in piazza della Vittoria per “alzare la voce” e chiedere che tutte le promesse fatte dopo il crollo, vengano mantenute. Una protesta pacifica e che vedrà la partecipazione di genovesi e non, con il vessillo di San Giorgio, bandiera della città e simbolo di una protesta apolitica e senza alcuna “colorazione”.

Ecc il testo dell’appello lanciato su Facebook:

La mattina del 14 agosto Ponte Morandi è crollato, portandosi via la vita di 43 persone e precipitando Genova in uno dei punti più bassi della sua storia millenaria.
Al di là delle responsabilità dei gestori e della politica, un buona parte della responsabilità morale ricade su tutti noi genovesi.

Per troppo tempo abbiamo lasciato che la nostra realtà invecchiasse, senza fare nulla, incapaci di pensare al futuro come qualcosa che ci riguarda tutti. Inoltre, non è possibile che lo Stato italiano lasci il nostro territorio nell’abbandono, nella mancanza di risorse, a elemosinare per le opere di cui ha bisogno, quando dal nostro porto passa un terzo di tutto il traffico marittimo italiano.
Presi dalla vita di tutti i giorni, dai nostri fatti privati, ci siamo dimenticati di essere una città, una comunità, un popolo, che può e deve far sentire la sua voce. E pretendere di essere ascoltato.

Che la tragedia di Ponte Morandi serva da sveglia. Chiediamo pertanto due cose.

Che almeno una parte della ricchezza generata dal traffico del porto rimanga alle istituzioni genovesi, come avviene a Marsiglia, a Barcellona, ad Amburgo. Non è giusto che Genova sopporti il peso di questo traffico, e non le resti niente. È una questione di giustizia; è una questione vitale: almeno il 10% dell’IVA generata dai traffici del porto deve rimanere alle istituzioni genovesi. Non possiamo più aspettare.

Secondo: che tali risorse vengano investite per progettare la Genova del futuro, in un grande progetto di trasformazione urbana che veda la collaborazione delle istituzioni e della società civile, e che sappia guardare al medio e lungo termine. Senza una prospettiva di sviluppo che duri più di un mandato amministrativo il destino della nostra città è segnato. Il resto d’Europa, il resto del mondo si stanno muovendo: non possiamo più rimanrere indietro.

Sabato 13 ottobre in Piazza della Vittoria manifesteremo per questi motivi, e dovremo essere migliaia; senza bandiere di partito, ma portando solo la Croce di San Giorgio, che è il nostro emblema. Partiremo da lì e andremo fino al Palazzo della Regione per dimostrare che Genova non se ne sta dell’elemosina, ma deve essere messa in condizione di fare da sé, come ha sempre fatto nella Storia.
Se saremo tanti lo Stato italiano ci dovrà ascoltare. È ora che la nostra comunità riprenda in mano il suo destino. Bisogna esserci. Riprendiamoci Genova. Che l’inse!