Genova – Rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, smaltiti in maniera indifferenziata durante gli scali nei porti italiani. Questa l’accusa della Procura di Catania nei confronti della Ong Medici Senza Frontiere e di due agenti marittimi e che ha portato al sequestro preventivo della Aquarius, ormeggiata al porto di Marsiglia.

Secondo l’indagine della Guardia di Finanza e della Polizia, coordinata proprio dalla Procura di Catania, sarebbero stati accertati smaltimenti illeciti in 44 occasioni.

Secondo gli inquirenti, Medici Senza Frontiere sarebbe produttrice dei rifiuti al centro del traffico illecito sia sulla Aquarius, per il periodo tra gennaio 2017 e maggio 2018, sia sulla Vos Prudence, utilizzata dalla Ong tra marzo e luglio del 2017.

24mila chili di rifiuti sarebberostati sistematicamente smaltiti in maniera irregoare, unitamente ai rifiuti solidi urbani, in occasione di scali tecnici e sbarco dei migranti. Per l’accusa, diversi soggetti a vario titolo avrebbero condiviso, pianificato ed eseguito il progetto illegale di smaltimento in undici porti: Augusta, Catania, Messina, Pozzallo e Trapani in Sicilia; Corigliano Calabro, Reggio Calabria e Vibo Valentia in Calabria, Napoli e Salerno in Campania e Brindisi in Puglia.

Il meccanismo rodato prevedeva, stando all’accusa, che durante la navigazione verso il porto di destinazione si provvedesse alla fornitura di indumenti nuovi e di alimenti ai migranti salvati in mare, producendo quelli che, secondo la Procura, erano dei rifiuti pericolosi a rischio infettivo. Questi, durante la fase di certificazione prima di entrare in porto, venivano presentati come rifiuti indifferenziati con l’assegnazione di appositi codici che li contraddistinguevano come non pericolosi.

La risposta di Medici Senza Frontiere non è tardata ad arrivare.

Karline Kleijer, responsabile emergenze per la Ong, come riporta Ansa, ha condannato con fermezza la decisione delle autorità giudiziarie di sequestrare la Aquarius. Per Msf la misura è “sproporzionata e strumentale”.

Ancora: “Dopo due anni di indagini giudiziarie, ostacoli burocratici, infamanti e mai confermate accuse di collusizone coi trafficanti di uomini, ora veniamo accusati di far parte di un’organizzazione criminale finalizzata al traffico dei rifiuti. E’ l’estremo, inquietante tentativo di fermare a qualunque costo la nostra attività di soccorso in mare”.

Kleijer aggiunge: “Tutte le nostre operazioni in porto, compresa la gestione dei rifiuti, hanno sempre seguito procedure standard. Le autorità competenti non hanno contestato queste procedure né individuato alcun rischio per la salute pubblica da quando Msf ha avviato le attività in mare nel 2015”.