Genova – Partiranno questa mattina, nella zona rossa del crollo di ponte Morandi, i lavori di allestimento del cantiere dei lavori per la demolizione e successiva ricostruzione del viadotto crollato lo scorso 14 agosto uccidendo 43 persone e lasciando senza casa oltre 200 famiglie genovesi.

Dopo aver scelto ufficialmente il gruppo di aziende che realizzerà l’intervento, il sindaco e commissario straordinario Marco Bucci darà il via ufficiale al cantiere intorno alle 11 di questa mattina.

Una “promessa mantenuta”, anche se il cantiere non potrà che essere poco più che simbolico, per il sindaco che aveva garantito l’avvio dei lavori entro il 15 dicembre ed oggi può dare l’avvio a quanto previsto solo poche settimane fa.

Una corsa contro il tempo che dovrà proseguire nei prossimi giorni con un cantiere che lavora febbrilmente quasi 24 ore su 24 per poter rispettare i tempi stringenti per l’avvio della demolizione che inizierà, secondo i progetti, dal troncone ovest, quello che non sovrasta abitazioni ma solo strade e capannoni.
Ancora non è chiaro come procederà la demolizione poiché sarebbe in corso un “braccio di ferro” tra la Procura, che chiede che il troncone venga ridotto a pezzi e smontato per poter conservare preziosi elementi di prova per il processo che accerterà le responsabilità del disastro e i progettisti che, invece, vorrebbero poter procedere con esplosioni controllate che garantirebbero tempi molto più veloci.

Inoltre si attende il ricorso di Autostrade per l’Italia che ha annunciato di voler intraprendere le vie legali contro il Decreto Genova che, di fatto, la estromette dai lavori di ricostruzione sulla base di una responsabilità non ancora accertata e sancita da una sentenza di terzo grado passata in giudicato: l’unica a poter determinare che un imputato è davvero colpevole.
Un provvedimento che, stando agli annunci, non sarebbe accompagnato da una richiesta di sospensiva dei lavori, per non rallentare la ricostruzione, ma che potrebbe essere comunque deciso dal giudice che seguirà il caso e che, in caso di vittoria, comporterebbe una richiesta danni dalle cifre considerevoli che potrebbe gravare ulteriormente sul costo finale dell’opera, ovvero sulle tasche degli italiani.