Genova – Sarà l’autopsia a chiarire con certezza le cause della morte di Imane Fadil, la ragazza 34enne di origini marocchine, morta in ospedale, a Milano, a seguito di un probabile avvelenamento da sostanze radioattive. La Procura della Repubblica ha avviato un’indagine per accertare le cause della morte e le eventuali responsabilità anche perchè la giovane è una testimone chiave del processo Rubi Ter, l’indagine su presunti rapporti tra giovani avvenenti ragazze e l’ex premier Silvio Berlusconi. Uno dei tanti filoni di indagine legati al “caso” di Rubi Rubacuori, la giovane genovese di origini nord africane, che era balzata agli onori della cronaca per un presunto intervento dell’ex premier in suo favore.

Imane Fadil era arrivata in ospedale per un forte malessere ed è morta dopo atroce agonia durata diverse settimane nelle quali i medici non sono riusciti a salvarle la vita combattendo contro un lento ma inarrestabile declino fisico, tipico degli avvelenamenti da sostanze radioattive.

I primi esami sul corpo della vittima avrebbero confermato la presenza di sostanze radioattive come il cobalto che non sono comuni in Natura e difficilmente possono entrare a contatto con il corpo umano se non per ingestione o iniezione o, ancora, per inalazione.

Il sospetto è che qualcuno abbia avvelenato la ragazza per qualche motivo ora oggetto di indagine. Una tecnica usata per uccidere diverse spie e dissidenti che avevano “conti in sospeso” con i servizi segreti delle ex repubbliche sovietiche.

Imane Fadil aveva confessato al suo avvocato e ad alcuni amici di temere per la propria vita e di aver paura di essere stata avvelenata.