Genova – Decine di mani che affogano per dire no al razzismo e alla chiusura dei porti sono comparse questa mattina in piazza De Ferrari.

Un flash mob ideato dal collettivo Arte Resistente Genova e installato davanti a Palazzo Ducale.

Mani di cartone, intente a chiedere aiuto, trascinate dalla forza delle onde del mare, a rievocare le tragedie dei migranti annegati nel mediterraneo.

“Che la pietà non vi rimanga in tasca” si legge sul cartellone; una citazione tratta dal brano “Recitativo” di Fabrizio De Andrè e contenuta nell’album Tutti Morimmo a Stento del 1968.

Democratici, socialisti, comunisti, liberari, progressisti, repubblicani, radicali, anarchici, antifascisti e antirazzisti tutti, siamo un gruppo di cittadini che ha deciso di rispondere all’appello lanciato il 3 febbraio ad Atri (Abruzzo) – Si legge nel comunicato diffuso dal collettivo – Anche a Genova abbiamo deciso di realizzare un’installazione artistica contro le politiche disumane della Lega di Salvini.

Tra queste mani che affondano, silenti come coloro che ogni giorno perdono la vita nel Mediterraneo, c’è ancora il nostro coraggio resistente, che quotidianamente persegue umanità, diritti, contro tutte le forme di razzismo, discriminazione, xenofobia.

Tra queste mani c’erano uomini, donne e bambini in cerca del nostro aiuto, del nostro rispetto per la vita umana; non potranno più imparare, fare, condividere vita e bellezza.

Sono mani di cartone sparpagliate sulle piazze delle nostre città e dei nostri quartieri che trasformano la pietra e l’asfalto nel Mediterrano che chiede aiuto.

La nostra protesta pacifica e civile crede fermamente che il confronto quotidiano e il rispetto delle diversità siano alla base di ogni sapere.

Oggi più che mai non possiamo fare finta di non vedere, è importante rafforzare il valore di una comunità accogliente.

Nell’indifferenza muore la nostra umanità. Nella paura annega la nostra solidarietà. Questa installazione artistica è una grande opera di umanità. Restiamo umani. Arte Resistente Genova“.

Un invito a fermarsi a riflettere sulle continue tragedie che sempre più spesso affollano la cronaca dei giornali e a combattere l’indifferenza verso quelle persone che sempre di più vengono considerate numeri in continua crescita, nella totale indifferenza.