Medici

Genova – Sarà l’autopsia a chiarire con certezza le cause del decesso del neonato di appena un mese, morto nella notte tra martedì e mercoledì in un appartamento di via Edera a Quezzi. Il piccolo potrebbe essere morto per una grave infezione o addirittura per dissanguamento, per un errore nell’esecuzione della circoncisione rituale praticata da un “santone” ora indagato per omicidio preterintenzionale insieme alla madre e alla nonna del piccolo.

Un’operazione che viene eseguita nelle prime settimane di vita da numerose comunità religiose, sia musulmane che ebraiche e che deve essere praticata in ambiente medico e sotto stretta osservazione.

Impossibile, però, praticare la circoncisione rituale (ovvero per motivi religiosi) negli ospedali e nelle strutture mediche pubbliche, particolare che ha sollevato non poche polemiche da parte sia dei medici, che invocano la possibilità di riconoscere anche questo tipo di interventi in nome della “riduzione del danno” e per garantire la sicurezza dei cittadini e da parte della comunità musulmana che chiede che venga piuttosto istituito un “ticket” da pagare ma che consenta alle famiglie che desiderano praticare l’operazione, di ricorrere alle cure di medici riconosciuti e titolati e in strutture mediche di alta qualità.

La richiesta di far rientrare anche le circoncisioni rituali nel novero degli interventi riconosciuti dalla sanità pubblica era stata avanzata negli anni scorsi ma è stata rifiutata e sia l’ordine dei Medici che le comunità musulmane considerano la decisione un errore.

L’impossibilità di effettuare l’intervento in strutture pubbliche e riconosciute apre infatti la strada al ricorso a medici e strutture private dai costi proibitivi che spingono le famiglie più in difficoltà a ricorrere a sedicenti medici o addirittura a santoni come nel terribile caso che ha condotto alla morte del piccolo.