Lerici – I palombari del Consubin della Marina Militare hanno disinnescato una mina subacquea risalente alla Seconda Guerra Mondiale ritrovata ad appena 50 metri dalla diga foranea e che conteneva almeno 125 chilogrammi di esplosivo.

L’intervento d’urgenza del Nucleo SDAI è stato richiesto dalla locale Prefettura, a seguito della segnalazione da parte dei subacquei della Lega Navale della Spezia circa il rinvenimento, a 8 metri di profondità ed a soli 50 metri dalla diga foranea del paese, di un manufatto riconducibile ad un ordigno esplosivo che era incastrato tra le rocce ed in pessimo stato di conservazione.

Le preliminari operazioni subacquee, condotte il 19 marzo dai Palombari del Comsubin, hanno permesso di riconoscere l’oggetto come una mina ad ormeggio italiana di tipo “Bollo”, anti nave ed anti sommergibile, che conteneva ancora i suoi 125 Kg di esplosivo ad alto potenziale.

Nell’ambito di un apposito bando d’interdizione alla navigazione, emanato dalla Capitaneria di Porto della Spezia, il 20 aprile gli operatori del GOS hanno rimosso l’ordigno esplosivo dal fondo per poi rimorchiarlo fino ad una zona di sicurezza, individuata dall’Autorità Marittima, dove è stato distrutto attraverso le consolidate procedure tese a preservare l’ecosistema marino.

Al termine dell’operazione, il comandante del Nucleo SDAI della Spezia, Tenente di Vascello Angelo Pistone, ha dichiarato: “Il rinvenimento di questo ordigno, così vicino al litorale di Lerici, ha imposto di applicare una rigida procedura d’intervento a causa della situazione di pericolo per la pubblica incolumità. Pertanto, a seguito della riunione di coordinamento svolta in Prefettura, abbiamo redatto un piano che prevedesse l’inizio delle nostre operazioni il prima possibile. Così la mattina della viglia di Pasqua siamo intervenuti per rispristinare le condizioni di sicurezza di quel meraviglioso tratto di mare e consentire alla cittadinanza e ai turisti di godersi questo periodo di vacanza. Oltre a ringraziare i subacquei della Lega Navale della Spezia, mi preme raccomandare a chiunque dovesse imbattersi in oggetti simili, che questi manufatti possono essere molto pericolosi e quindi non devono essere toccati o manomessi in alcun modo. È opportuno invece denunciarne immediatamente il ritrovamento alla locale Capitaneria di Porto o alla più vicina stazione dei Carabinieri, così da consentire l’intervento dei PalombaridelComsubin per rispristinare le condizioni di sicurezza del nostro mare.

Questi interventi rappresentano una delle tante attività che i Reparti Subacquei della Marina conducono a salvaguardia della pubblica incolumità anche nelle acque interne, come ribadito dal Decreto del Ministero della Difesa del 28 febbraio 2017, svolgendo operazioni subacquee ad alto rischio volte a ripristinare le condizioni di sicurezza della balneabilità e della navigazione a favore della collettività.
Lo scorso annoi Palombari della Marina Militare hanno recuperato e bonificato oltre 44.000 ordigni esplosivi di origine bellica, mentre dal 1° gennaio 2019 sono già 2.989 i manufatti esplosivi rinvenuti e neutralizzati nei mari, fiumi e laghi italiani, senza contare i 8.895 proiettili di calibro inferiore ai 12,7 mm.
Con una storia di 170 anni alle spalle, i Palombari del Comsubin rappresentano l’eccellenza nazionale nell’ambito delle attività subacquee essendo in grado di condurre immersioni lavorative fino a 1.500 metri di profondità ed in qualsiasi scenario operativo, nell’ambito dei propri compiti d’istituto (soccorso agli equipaggi dei sommergibili in difficoltà e la neutralizzazione degli ordigni esplosivi rinvenuti in contesti marittimi) ed a favore della collettività.
Per queste peculiarità gli operatori subacquei delle altre Forze Armate e Corpi Armati dello Stato possono essere formarti esclusivamente dal Gruppo Scuole di COMSUBIN che, attraverso dedicati percorsi formativi, li abilita a condurre immersioni in basso fondale secondo le rispettive competenze.