Genova – Dovrebbe attraccare in porto, sabato 18 maggio, la nave saudita Bahri Yanbu, carica di armi.

La notizia del possibile arrivo della nave, adibita al trasporto di materiale esplosivo che potrebbe essere utilizzato anche nalla guerra in Yemen, ha provocato le reazioni dei lavoratori del porto.

La Camera del Lavoro, insieme alla Filt Cgil, ha chiesto che venga negato l’attracco nel porto di Genova visto il carico che l’imbarcazione porta in dote.

In un comunicato diffuso nella giornata di ieri a firma della Filt Cgil si legge: “[La nave] sta cercando di attraccare nei porti europei per caricare armamenti destinati alle forze armate della monarchia assoluta saudita. Ha già caricato munizioni di produzione belga ad Anversa, ha visitato o tentato di visitare il Regno Unito, la Francia e la Spagna, e dovrebbe attraccare in Italia il prossimo weekend. […] L’8 maggio avrebbe dovuto entrare nel porto di Le Havre per caricare otto cannoni semoventi ma ha dovuto rinunciarvi per la mobilitazione dei gruppi francesi attivisti dei diritti umani, contrari alla vendita di armi che potrebbero essere impiegate nella guerra in Yemen. Si è quindi diretta verso il porto spagnolo di Santander, dove è giunta per uno scalo non previsto, presumibilmente per aggirare l’azione legale avviata dagli attivisti francesi. Anche qui si sta registrando la mobilitazione di varie associazioni della società civile – tra cui Amnesty International, Oxfam, Greenpeace, Fundipau – che si sono appellate alle autorità spagnole. E’ perciò reale la possibilità che anche a Genova possano essere caricate armi e munizionamento militare.

Esiste quindi il pfondato pericolo che i porti iltaiani accolgano gli operatori marittimi che trasferiscono sistemi di armi e munizioni destinati a paesi in conflitto: armi che possono essere usate – come già accaduto – per commettere gravi violazioni dei diritti umani che anche secondo i trattai internazioni firmati dal nostro Paese dovrebbero essere consegate“.

Camera del lavoro e Filt Cgil hanno quindi aggiunto: “Invitiamo tutte le autorità competenti a non mettere a disposizione della nave Bahri Yanbu lo scalo di Genova o altri scali sul territorio nazionale, riteniamo che per tale caso intervenga il Ministero degli Interni, per mantenere fede ai trattati internazionali sulla difesa dei diritti umani“.

Camera del lavoro e Filt Cgil di Genova – si legge in un altro comunicato – ritengono che il nostro Governo, anzichà gridare alla chiusura dei porti alle navi che trasportano uomini, donne e bambini in fuga da guerre, carestie, fame e violenze e in cerca di salvezza, rispettando i trattati internazionali firmati anche dall’Italia, a difesa dei diritti umani e contro i conflitti armati che solo nella guerra nello Yemen, possibile destinazione delle armi in questione, in quattro anni ha causato sessantamila morti e milioni di sfollati, dovrebbe intervenire e chiudere i nostri porti per evitare che la nave saudita possa caricare armi anche nel nostro Paese. Camera del Lavoro e Filt Cgil Genova a fianco dei lavoratori del Porto ribadiscono la necessità di negare l’attracco alla nave saudita perché non deve essere il porto di Genova ad alimentare conflitti che violano i diritti umani“.

Si attende ora la decisione della Prefettura che, secondo il Testo Unico di pubblica sicurezza, ha il compito di autorizzare o negare anche il solo transito della nave.

La nave, partita dagli Stati Uniti, dovrebbe arrivare a Gedda, in Arabia Saudita, il prossimo 25 maggio.