Genova (quasi) come Le Havre. Anche nel capoluogo ligure, come nello scalo francese, sono stati i portuali a bloccare il carico di materiale militare sulla nave saudita Bahri Yandu sulla quale viaggerebbero armi dirette all’esercito saudita che da mesi bombarda lo Yemen causando vittime civili, specie tra i bambini.

Mentre i portuali francesi sono riusciti a non far nemmeno attraccare la nave in porto, a Genova, i lavoratori del porto hanno comunque impedito che venissero caricati a bordo alcuni generatori di destinazione militare confermando che i timori – smentiti nei giorni scorsi – di un uso militare delle attrezzature in fase di carico a Genova, era tutt’altro che infondato.

Nei giorni scorsi da più parti si era ribadito che le merci in attesa di carico non erano destinate ai militari e quindi il porto di Genova non poteva rifiutare l’imbarco.

Si è invece scoperto che parte del carico era certamente destinato ad attività militari anche non essendo armi vere e proprie. Abbastanza per rivendicare l’articolo 11 della Costituzione Italiana che recita senza alcun margine di “interpretazione”: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

L’Arabia Saudita, paese di destinazione delle merci, è in guerra con lo Yemen e le associazioni umanitarie denunciano violazioni dei trattati internazionali in fatto di protezione dei civili e bombardamenti che hanno colpito ospedali e centri abitati non militari dove si sono registrate vittime tra i bambini.