Genova – Dopo quello che, di fatto, ha bloccato l’uso dell’esplosivo nel lato ovest del troncone di ponte Morandi, un altro esposto alla magistratura è stato presentato questa mattina per chiedere di far luce sui dati relativi alla reale presenza di amianto nei campioni del troncone est, quello che, il prossimo 24 giugno, dovrebbe essere abbattuto con una mega-esplosione.
A presentare la denuncia – che potrebbe far scattare un’indagine con altri esami – il comitato Liberi Cittadini di Certosa e l’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona) che hanno esteso la richiesta di verifica già presentata nel febbraio del 2019 per chiedere ai magistrati di verificare la reale concentrazione di amianto nei campioni prelevati e di verificare che le campionature siano state fatte secondo le normative vigenti.
Un controllo che potrebbe bloccare l’uso degli esplosivi se venisse accertata la presenza di amianto in quantità simile a quella rinvenuta nel troncone ovest. Una presenza pericolosa che potrebbe presentarsi anche nei materiali di costruzione del troncone est.
Molti, infatti, i dubbi sulla possibilità che, all’epoca della costruzione, si siano usati materiali differenti tra una parte e l’altra del ponte.

I comitati che hanno presentato l’esposto lamentano che la popolazione abbia appreso dai Media il risultato delle analisi e la decisione di usare l’esplosivo mentre sarebbe stato opportuno un percorso condiviso di confronto.
I dati e le analisi, complete e non per estratto, sarebbero dovute comparire nei documento consegnati alla popolazione, ai comitati o quantomeno ai Municipi coinvolti che avrebbero dovuto organizzare assemblee pubbliche per informare i cittadino e mostrare i documenti.

Inoltre, a pochi giorni dalle esplosioni pianificate, non ci sarebbe traccia di piani di evacuazione, di tempistiche per la permanenza fuori casa dei residenti coinvolti e neppure informazioni sullo stoccaggio dei materiali derivanti dall’eplosione.
Se fosse aperta un’indagine si potrebbe arrivare ad un rinvio della data prevista per l’esplosione o addirittura, in caso di rilevanze discordanti, all’annullamento dell’operazione.