Genova – L’assessore comunale alle politiche educative Francesca Fassio ha risposto con una nota di precisazione agli articoli pubblicati da alcuni siti on line circa la telefonata fatta dalla sua segreteria alla scuola De Scalzi – Polacco a seguito delle perplessità mostrate da alcuni genitori di alunni della scuola circa la presenza di persone adulte all’interno della scuola.
Una vicenda che ha scatenato una forte reazione e molte polemiche.

“Quando al mio assessorato arrivano domande da parte dei cittadini è nostro uso prendere le informazioni necessarie e rispondere. Così è successo anche quando ci è stato chiesto se corrispondeva a realtà il possibile utilizzo della primaria Descalzi-Polacco per corsi di italiano per stranieri nello stesso momento in cui i bambini erano presenti a scuola. La mia segreteria ha chiamato la scuola per ottenere delle indicazioni. Nulla di più”.

Così risponde l’assessore alle politiche scolastiche del Comune di Genova, Francesca Fassio, alla polemica scaturita dopo i chiarimenti richiesti da un genitore di un alunno che frequenta la scuola primaria Descalzi-Polacco.

“Va da sé che il problema non sia rappresentato dalla nazionalità di chi frequenta il corso di italiano. La domanda del genitore riguardava semmai l’opportunità di far frequentare contestualmente la scuola sia da bambini che da adulti con uso promiscuo degli spazi comuni, tutto questo per motivi di sicurezza e igiene facilmente intuibili.

A chi intendesse cavalcare il dovere di una semplice telefonata evocando apartheid, leggi razziali e altre fattispecie storiche francamente fuori luogo in questo contesto, vorrei ricordare che le nostre scuole sono frequentate da alunni di ogni etnia. Credo che la risposta ad ogni polemica sia proprio questa”.

A far scoppiare il caso, alcuni giorni fa, la telefonata che la direzione della scuola avrebbe ricevuto dalla segreteria dell’assessore del Comune di Genova. Una richiesta di spiegazioni, motivata dalle segnalazioni di alcuni genitori che non sarebbero d’accordo con la presenza, nelle stesse ore e negli stessi locali della scuola, di persone “senza dubbio extracomunitarie” che frequentano lo stabile per partecipare ai corsi di italiano introdotti per migliorare il processo di integrazione degli immigrati regolarmente nel nostro Paese.

Alla richiesta di spiegazioni sarebbe seguita una precisazione della scuola che è stata scelta per il corso del CPIA Centro – Levante di alfabetizzazione nella lingua italiana e che, ovviamente, è frequentato da persone che devono imparare l’italiano e sono extracomunitari.

Nella lettera inviata ai genitori si legge anche che ha destato stupore “che la richiesta di informazioni e chiarimenti sia stata indirizzata direttamente al Comune: basta leggere la descrizione, pubblicata al sito, delle attività che si svolgono nella scuola o almeno ascoltare quanto viene descritto e spiegato nel corso degli Open Day”.

Secondo la scuola “il genitore in oggetto avrebbe potuto e dovuto, come vorrebbe la prassi, rivolgersi alle figure sempre presenti e disponibili nella scuola per avere chiarimenti circa la presenza di queste persone straniere: il personale ATA, la Referente di Plesso, i docenti avrebbero potuto fugare qualsiasi dubbio ed, anzi, avrebbero potuto invitare il genitore ad incontrare il maestro Giorgio Duò, storica figura della scuola e titolare del corso. Inoltre colpisce che tutto ciò sia avvenuto in una scuola: luogo che è per definizione e Costituzione ed inclusivo; luogo in cui si insegna ai bambini a non fare distinzioni “di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Il corpo docente della scuola elementare “De Scalzi – Flli Polacco” ricorda nella lettera anche che: “la nostra scuola, dopo le indegne “Leggi Razziali del 1938” è stata per qualche anno sede delle classi separate e diverse dei bambini ebrei genovesi: il nostro archivio conserva ancora i registri di quelle classi con l’infamante timbro che indicava la “Razza ebraica” o i fascicoli personali dei docenti che furono licenziati perché ebrei. All’epoca sì che quei bambini e i loro docenti entravano ed uscivano da un ingresso diverso dagli altri! Anche per questo, ci pare significativo e al tempo stesso incoraggiante, che proprio questo edificio sia ora sede di un corso di Lingua Italiana per stranieri che accoglie e include tutti”.

Ed ancora, si legge nella lettera:

“Questo episodio ci spinge a ribadire che solo attraverso una leale e trasparente comunicazione tra docenti e famiglie, si possono stabilire relazioni positive che possano far diventare la scuola un luogo di “incontro” e di “incontri” significativi.
La scuola non è solo luogo di apprendimenti, ma anche occasione di crescita nelle relazioni con la consapevolezza che ogni esperienza e ogni “diversità” con cui ci si confronta possono diventare, se ben gestite, una risorsa e un arricchimento”.

Un caso che finirà sui banchi della sala rossa di Palazzo Tursi poiché il gruppo del Partito Democratico ha già annunciato la richiesta di spiegazioni dei suoi consiglieri all’assessore Fassio ed al sindaco e per denunciare quello che potrebbe sembrare una richiesta di far entrare nella scuola gli extracomunitari da un “ingresso separato”. Una richiesta di introduzione di un segregazionismo che è intollerabile ai giorni nostri.