Genova – La data prevista per la demolizione con esplosivo del troncone est del ponte Morandi è fissata per il 28 giugno ma potrebbe anticipare se arriveranno prima del previsto gli speciali detonatori in arrivo dalla Spagna.
C’è ancora incertezza per la fase più importante e delicata della demolizione di ciò che resta del viadotto del ponte Morandi, crollato lo scorso 14 agosto uccidendo 43 persone e togliendo la casa a centinaia di famiglie.
Il Sindaco Marco Bucci l’ha ammessa ieri sera, nel corso di due assemblee pubbliche organizzate a Certosa e a Sampierdarena, sollevando non poche proteste da parte dei residenti della zona che, ad oggi, non sanno ancora se dovranno lasciare le loro abitazioni venerdì 28 giugno, come sembra probabile o se, invece, si anticiperà l’evacuazione di oltre 3100 persone per un “anticipo” sui tempi previsti.

Una eventualità piuttosto improbabile visto che gli speciali detonatori che garantiranno esplosioni controllate a pochi millisecondi le une dalle altre, devono arrivare con una spedizione speciale, super controllata e super scortata, addirittura dalla Spagna.
L’arrivo è previsto per il 24 giugno – data più volte annunciata come quella dell’esplosione e poi slittata – e subito dopo inizieranno le operazioni di posizionamento sulla struttura che dovrà collassare con una precisa sequenza di demolizione.
A causare altro ritardo – lo ha spiegato il sindaco ai cittadini – le normative di sicurezza che vietano espressamente che le operazioni avvengano contemporaneamente (come previsto inizialmente) sopra e sotto il ponte.
Sul ponte dovranno essere istallate infatti le enormi vasche e sacche contenenti enormi quantità d’acqua e che dovranno generare, al momento della demolizione, una colonna d’acqua alta oltre 50 metri e in grado di creare una tale nube di goccioline da ridurre al minimo – il rischio zero non c’è – la presenza di fibre di amianto presenti nell’aria dopo il crollo.

Le due assemblee pubbliche sono state molto tese, con scambi di accuse e molti chiarimenti che hanno sollevato non poche perplessità tra i residenti come ad esempio il fatto che si è più volte parlato di “scuole chiuse” nella zona mentre sono in corso esami di Maturità e restano aperti gli asili e molte strutture che accolgono bambini.
Tra le domande poste al sindaco e che hanno rivelato alcune “falle” nella programmazione anche quella riguardo la valutazione dei rischi negli edifici scolastici visto che è stato detto che le verifiche verranno fatte “dopo l’eplosione” mentre i tecnici suggeriscono un esame preventivo ed uno successivo, per poter valutare gli eventuali cambiamenti che potrebbero non essere rilevati con una sola visita.
La struttura commissariale esaminerà la richiesta e potrebbe decidere per una doppia verifica come suggerito.

La Metropolitana resterà aperta anche durante l’eplosione e la cosa ha suscitato altre forti perplessità poichè la sede del mezzo di trasporto corre proprio sotto la collina sulla quale si abbatterà l’enorme peso del ponte ormai collassato.

Polemiche non sopite nemmeno sulla decisione di utilizzare l’esplosivo per la demolizione. Soluzione definita “l’unica possibile” ma che non garantisce il “rischio zero” come ammesso dalla struttura responsabile della valutazione dei rischi da amianto.
La pericolosità verrà ridotta al minimo ma non sarà a livello zero ma la struttura commissariale, attraverso la voce del Sindaco Bucci, ha chiarito che “non si tornerà in casa se i valori della presenza di fibre di amianto nell’aria non tornerà uguale o migliore a quella precedente all’esplosione“.

Il rientro nelle abitazioni, quindi, potrebbe slittare senza un limite preciso e sino ad avvenuto rientro delle condizioni di sicurezza. Anche questa “rivelazione” ha contribuito a scaldare gli animi poiché tecnici presenti hanno precisato che vento e condizioni meteo presenti al momento dell’esplosione potranno condizionare e molto le tempistiche di deposito delle polveri.

Tra i vari momenti di tensione durante l’assemblea a Certosa, alcuni residenti hanno donato al sindaco Bucci un detonatore (finto) del tipo rappresentato nei cartoni animati per far esplodere la dinamite. Uno “scherzo” per ironizzare sulla particolare propensione del primo cittadino per l’uso dell’esplosivo per demolire ponte Morandi e per ricordare le forti perplessità che ha invece la popolazione per quanto riguarda le polveri che si alzeranno inevitabilmente e che non potranno essere completamente rimosse dal quartiere, dalle case e dalle strade, restando in sospensione per chissà quanto tempo.

Sul post del consigliere municipale Roberto Campi, pubblicato su Facebook, tutte i dettagli sull’evacuazione:

Il piano della Protezione Civile è completo e la Prefettura lo ha giudicato positivamente.

Ci sono stati più di 60 accessi degli organi di vigilanza da gennaio ad oggi e sono state vagliate tutte le segnalazioni che sono giunte all’attenzione degli operatori. E’ stato affrontato il problema dell’amianto e delle polveri, e studiato un piano specifico per le fasce deboli, per i minori e per gli ultra 85enni.

E’ stato effettuato un censimento per la raccolta delle singole esigenze. Passando “porta a porta” nelle case si è creato un elenco con Asl e Politiche sociali per le situazioni di fragilità, persone che saranno spostate in albergo con mezzi delle pubbliche assistenze o di Amt la sera prima del giorno della demolizione, pernottamento in albergo e rientro a casa il giorno successivo la demolizione.
Supportati dalla pubblica assistenza per il trasporto se necessario.
Le persone con particolari disagi psico fisici verranno trattate con le dovute cautele.
Tutti gli altri dovranno trasferirsi il giorno stesso o con il proprio mezzo o richiedendo un trasporto a carico del Comune.

L’area interessata dall’esplosione dovrè essere liberata entro le 7 di mattina.

Sono stati predisposti 8 centri di accoglienza cui saranno assegnate le famiglie.
Anche se è previsto lo spostamento di 3170 persone, ed è una manovra difficile, molte hanno dichiarato di non voler usufruire delle stutture messe a disposizione del Comune, ma dirigersi in località a loro gradite.

Ognuno ha ricevuto istruzioni su dove andare.
Le autovetture dovranno essere portate via, adibito un parcheggio speciale all’Ikea.
Pasti sia a pranzo sia a cena con un ticket o con pasti veicolati nei centri di accoglienza.
A operazione conclusa verrà inviato a tutti un sms per la cessata emergenza.
Nel caso in cui alle 22 non si potesse rientrare nelle case, le famiglie con bambini sotto i 3 anni potranno andare in albergo.
Per gli altri saranno disponibili delle brandine.
Ma è un’ipotesi remota.

L’evacuazione è obbligatoria entro i 300 metri.
Dai 300 ai 400 metri possono essere lasciate le auto in sosta e restare nell’abitazioni dalle 8 alle 15, ma NON si può sostare all’esterno.
Le utenze nelle abitazioni devono essere chiuse.

L’acciaio è uno dei problemi emersi sin dall’inizio.

Perchè la demolizione avvenga nella maniera più controllata possibile, l’esplosione deve determinare un taglio netto degli stralli d’acciaio della “pila” 11.
I detonatori elettronici controlleranno le fasi dell’esplosione.
In pochi secondi due esplosioni molto ravvicinate taglieranno di netto gli stralli, immediatamente a seguire altre due cariche porteranno a terra la struttura, adagiando 4500 tonnellate al suolo, mentre le colonne d’acqua si alzeranno sino a 50 metri, riversandosi sui detriti.

Quando si parla di amianto l’operazione deve essere valutata e gestita in modo che si impedisca ai soggetti esposti di venire a contatto con le fibre disperse.
Attraverso le bombe d’acqua si otterrà l’abbattimento completo delle polveri.
L’area sarà interdetta per avere una sicurezza supplettiva, al fine di abbassare in maniera significativa il valore del rischio espositivo verso la popolazione.

Il “rischio zero” non esiste. Ma esiste un rischio trascurabile ed estremamente basso. Con le opere di mitigazione è stata individuata la quantità di acqua necessaria. Sono state individuate le condizioni per cui il rientro sia garantito solo dopo un monitoraggio che accerti l’assenza delle fibre.

Nel cantiere ci saranno 6 nebulizzatori al lavoro per abbattere la polvere. Questi sono stati aumentati dal primo piano esecutivo.

Uno degli interventi più difficili mai fatti dal punto di vista ingegneristico è stata l’installazione delle reti parapolveri.

Oltre al lavoro per garantire l’erogazione dei servizi con lo spostamento delle sottoutenze.

Il problema più serio ed impattante sarà, dopo la demolizione, determinato dalle polveri nello sgombero dei detriti.
Il ponte cadrà sull’area ferroviaria ricoperta con geo tessuto bagnato al momento dell’esplosione.
I detriti risultanti, bagnati, saranno ricoperti una volta al suolo.

Sarà rilasciato un certificato per essere assenti giustificati dal lavoro.

Oggi è in programma una riunione del centro di coordinamento dei soccorsi per valutare il piano di evacuazione predisposto dal Comune, una riunione del comitato per la Viabilità e giovedì una seduta del Comitato per l’Ordine e la sicurezza pubblica a supporto dell’attività del commissario straordinario.

A demolizione avvenuta nel cantiere del nuovo ponte saranno installate 7 telecamere per fare seguire minuto per minuto ai cittadini i lavori, anche per una questione di trasparenza.